Gli studi storiografici

Roberto Di Molfetta






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STORIA · Dal latino historia, in greco istoria, propriamente il termine sta a significare "ricerca, indagine", derivando dalla comune radice latina vid- di videre. Esposizione ordinata dei fatti umani, quali risultano da un'indagine critica, volta ad accertare la verità degli stessi insieme alle loro connessioni reciproche e a riconoscere nello sviluppo dei fatti stessi unità coerenti (che la sociologia generale, coordinandosi multidisciplinariamente con le scienze sociali tutte, dovrebbe poter trasformare in ipotesi e leggi scientifiche, laddove queste unità coerenti si dimostrassero costanti storico-sociali inevitabili delle azioni umane, oltre le apparenze e le opinioni storicistiche contingenti come, ad esempio, nel caso delle identità politiche sostanziali tra elìtes democratiche, pur appartenenti a diversi contesti e periodi storici, nota RDM).
Definita così la storia, si può con ciò, separandola, accostarla alla cronaca, che è invece esposizione dei fatti nella loro più semplice successione cronologica. Il nome storia, inteso come "ricerca", fu adoperato la prima volta da Erodoto (490/480 circa a.C. - 430/420 circa a.C.), che adoperò in primis l'indagine sul campo e la presa diretta di usanze e costumi, attività che gli consentirono di creare un proprio metodo, protoscientifico, inglobando per la prima volta anche lo studio dei documenti nella ricostruzione storica; tutto ciò gli valse l'appellativo ciceroniano di pater historiae. I "logografi", che lo precedettero, erano spinti invece dalla mera curiosità e dall'attrazione del meraviglioso, non già dal rigore della ricerca storica, mescolando ingenuamente miti, racconti, cerimonie religiose, miracoli, eventi e favole. Erodoto, distinguendo accuratamente ciò che di cui era testimone oculare e ciò che gli era stato riferito tramite la forma narrativa del racconto, vagliava e filtrava alla luce delle proprie riflessioni di uomo esperto: l'obiettività lo portò a essere considerato quel "padre degli studi storici" che precedette Tucidide, il più grande degli storici greci. "Erodoto di greca historia padre", scrisse Francesco Petrarca.

Fin dai primordi dei discorsi storici il problema non fu di inquadrare le "cose" da considerare storicamente importanti o rilevanti: la storiografia più antica e, sopratutto, le scienze sociali, hanno a lungo termine rivelato essere virtualmente importanti, utili e sommamente interessanti persino quelle, apparentemente, più minute o marginali tra le vicende umane; si consideri il filone sociologico relativo alle interviste agli italiani di status non elevato, emigrati in altre nazioni, quanto ha rappresentato, ai fini conoscitivi, nel costituire memoria, storica e collettiva insieme, sempre analizzabile, sui ricordi, le emozioni, le testimonianze, in definitiva, di milioni di persone e di interi popoli durante epoche di transizione economica, politica, sociale.
Il problema vero, piuttosto, fu osservare le res gestae umane, i fatti, e considerare la natura della forma conoscitiva come definita e condizionata in modo inoppugnabile da quelle della realtà da conoscere, con ciò legando la giustificabilità delle azioni umane alla possibilità di conoscerle. La storia operata, cioé le res gestae, da correlare, senza falsificazione conoscitiva, alla historia rerum gestarum, cioé la storia scritta, era il primo problema scientifico della storiografia d'ogni tempo.

La 'filosofia' dei fatti storici nasce così con il dilemma di essere oggettiva e nello stesso tempo non ridursi a mera cronologia o successione di fatti ma, bensì, essere capace di interpretare i fatti oggettivi, cogliendo insieme "essere" reale dei fatti e piani generali, voluti o meccanicamente presenti, che i fatti testimoniano e dal quale sono generati. Poter essere, quindi, capace di rimanere legata, come disciplina, alla narrazione storica ed insieme non esserne schiava, individuando nella storia leggi, costanti, variabili, unicità, essere e divenire non direttamente chiari e sintetizzati dal susseguirsi degli eventi storici.
Dalla casualità della storia, interpretata appunto come 'caso' dal mondo culturale greco antico, con una concezione ciclica del tempo storico, come per il fluire del tempo naturale (ad es. i cicli stagionali), passando attraverso la teleologicità (o fine ultimo di ogni fatto) del pensiero medievale cristiano-occidentale, il quale recuperò invece la concezione dell'ebraismo di una storia umana unica, con un inizio rappresentato dalla creazione e una sua fine "avvento del regno di Dio sulla Terra", giungiamo nei secoli ad un affinamento metodologico degli studi storiografici che, oltre al costante problema precedentemente descritto, permetterà nelle epoche più recenti un miglioramento della scientificità storiografica; ciò a vantaggio di una possibile integrazione di orizzonti culturali fra le scienze sociali, come tra la sociologia, scienza della società, fatto umano imprescindibile da considerare al fine di comprendere ed interpretare il corso delle azioni umane, e la storia stessa, la quale può coordinare, con metodo autonomo, i risultati ottenuti dalle altre discipline, autentiche chiavi di lettura specialistiche più adatte ad interpretare i nodi teorici sollevati dall'interpretazione dei fatti umani.

Il rigore metodologico applicato dagli studiosi moderni di storia deriva dagli illustri interventi di storici come S. Agostino, che, nel tentativo di scorgere i disegni divini nell'excursus storico umano, permette alla storiografia, al di là dei risultati e delle opinioni agostiniane, di avvicinare le scienze volte a comprendere i fatti oltre la loro mera evidenza avalutativa, sostanzialmente incapace di misurare gli esseri viventi e le loro complesse influenze reciproche nei millenni. Massimi storiografi furono, sul piano del pensiero in riferimento ai fatti storici e osservandone la generale capacità interpretativa, Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini, che liberarono la storia politica dai condizionamenti teologici e della predicazione morale.
Padre della storiografia moderna, con netta cesura epistemologica, epocale, negli studi storiografici, risulta essere il pensiero di G.B.Vico, il quale parte dall'assunto che il verace accertamento della natura di una cosa ignota è identico comportamento della sua ricostruzione genetica; come il matematico, è conoscitore perfetto colui che è creatore delle sue costruzioni: perciò, a parte il Divino intervento, che Vico considera da credente come l'intervento di chi è Creatore e perfetto Conoscitore delle cose create, solo l'uomo conosce e determina i fatti umani a lungo termine, quando essi sono storia delle nazioni.
Prezioso apporto allo sviluppo storiografico, il discorso vichiano non ebbe nei secoli dell'immediato futuro la stessa fortuna culturale che avrebbe meritato, ontologicamente, come supporto teorico determinante allo sviluppo degli studi storici: maggiormente seguito a livello europeo fu il discorso storico hegeliano, che pur aveva 'partorito' l'assurda contraddizione, creata dalla dialettica di F.Hegel (ad esempio in Lezioni sulla filosofia della storia) e dei suoi numerosi epigoni, sul momento terminale dello sviluppo storico che veniva posto al presente, giungendo all'ipotesi filosofica che nulla vi fosse più da percorrere storicamente, né più un divenire storico possibile, né tantomeno una qualsivoglia attività teoretica e pratica presente. La reazione a questa assurda filosofia della storia, che vedeva insieme alla ipotetica perfezione presente l'immanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività storica, fu il movimento positivista, che poteva ben dirsi nettamente opposto all'idea di una filosofia che reputava la storia presente perfetta ma incapace di evolversi.

Il positivismo, tentativo empirista invero estremista, nella causalità fattuale naturale appurava essere l'unica forma mentis con la quale affrontare metodi e risultati conoscitivi. In ciò vi era certamente uno svilimento neoempirista estremo degli studi sulle cause storiche, di fronte al quale veniva eliminata la scientificità della storia stessa, immolata come ascientifica, poiché interpretante i fatti umani attraverso tragitti conoscitivi non legati in modo ferreo a dimostrate leggi naturali. In realtà si può aggiungere che non vi può essere lontananza reale tra gli studi sociologici meno superficialmente empiristici e gli interessi secolari degli studi storiografici: la società, i gruppi umani studiati dai sociologi, sono parti integrate nel sistema sociale che gli storici considerano tramite la loro ricerca, documentata da fonti attendibili post facto, che i sociologi vogliono conoscere invece con formule o leggi scientifiche. In realtà, osservando bene i due metodi, non è impossibile trovare un integrato sistema-metodo da applicare, il quale vedrebbe i risultati scientifici, classificati come leggi sociali, coesistere tranquillimente con documentati riscontri oggettivi, sulle leggi medesime, nei fatti umani di ogni tempo; il problema della separazione spesso rigida tra studi storiografici e studi sociologici non è sicuramente ontologico ma metodologico, professionale, accademico, didattico, divulgativo, massmediatico, sociale e persino editoriale. Ma è non sicuramente nell'essenza di ogni possibile simbiotica integritas studiorum.

Max Weber si occupò di metodologia delle scienze storico-sociali, giudicando la scienza intrinsecamente avalutativa, non formulante cioè giudizi di valore, quanto piuttosto esprimente correttezza ed adeguatezza di certe figure concettuali - cosidetti tipi ideali o idealtipi - che configurano alcuni modelli astratti come IL cristianesimo, LA democraticità istituzionale o IL capitalismo, creati dallo storico al fine di ridurre ad unum dati complessi derivanti dall'esperienza. Attività simile (ma non identica) a quella già considerata in questa sede a proposito del prospetto analitico di una tassonomia filosofica: attività definitoria di categorie concettuali utili alla verifica empirica, nel caso weberiano ontologicamente nei settori storiografici (paleografia, epigrafia, diplomatica, attendibilità e veridicità delle fonti storiche etc.) mentre nel caso considerato in queste pagine Internet metodologicamente, ai fini di indirizzare fruttuosamente la ricerca empirico-scientifica.
Infine è doveroso aggiungere il particolare rilievo in Italia ebbero gli studi storici ed i problemi filosofici ad essi connessi con l'intervento autorevole di due esponenti dell'idealismo italiano, B.Croce e G.Gentile. Croce sostenne essere il giudizio storiografico il grado più alto e concreto dell'attività teoretica dello spirito. A Croce sembrò evidente una identità di filosofia e storiografia, essendo per lui la filosofia il momento metodologico della storiografia, ossia quello della delucidazione critica delle categorie universali, le quali nel giudizio si predicano del fatto singolo. Gentile viceversa, al di là di una cospicua comunanza di influenze e di pensiero con Croce, contestava il momento epistemologico dove si realizzava l'identità di filosofia e storiografia, pervenendo alla conclusione che i fatti, o storia in opera, esistono come manifestazione dello spirito pratico; dall'altra parte abbiamo invece le categorie, che fungono da ambito della filosofia come metodologia; motivo per cui la sintesi di filosofia e storiografia è sì suggestiva ma fallace.




  FOTOGRAFIE:


1) Emigrante del Sud Italia nella stazione di una grande città
    del Nord Italia; anni 70 del Novecento - Archivio Vallinotto

2) Stabilimento 'Lingotto' della FIAT, a Torino, Italia;
    anni 50 del Novecento - Foto Archivio FIAT

3) Roma, Italia, 1929: firme sui Patti Lateranensi - Istituto Luce

4) Veduta su New York, Stati Uniti D'America, 11 settembre 2001, giorno
    del dirottamento di alcuni aerei di linea nordamericani e successivo
    loro utilizzo per compiere attentati terroristici contro città statunitensi

5) Conferenza di Yalta - Incontro tra leaders alleati di U.S.A., U.K., U.R.S.S.
    Da sinistra Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt, Josif V. Stalin.

6) Collage sul mass-medium cinematografico con, in senso orario da sinistra-alto:

  - Roberto Benigni riceve il premio Oscar, consegnatogli da Sofia Loren,
    come miglior film straniero per il suo "La vita è bella" (1997)
  - Robert Powell, nel ruolo di Gesù, in un fotogramma del film
    "Gesù di Nazareth" (1977) di Franco Zeffirelli
  - Tom Hanks in "Save Private Ryan" (1998)
    in italiano "Salvate il soldato Ryan", di Steven Spielberg
  - Elizabeth Taylor in "Cleopatra" (1963) di Joseph L. Mankiewicz

7) Una veduta della Borsa di New York:
    the New York Stock Exchange (NYSE), Stati Uniti D'America

8) L'opera scultorea "Santa Cecilia" scolpita da Stefano Maderno


  MATERIALE TESTUALE usato e di riferimento:


- Dizionario Enciclopedico Treccani
  Istituto dell'Enciclopedia Italiana

- Sapere.it




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