Prospetto analitico di una tassonomia filosofica


Roberto Di Molfetta



Premessa



Può essere doveroso affermare come determinante l'importanza, strategica epistemologicamente, di una terminologia delle scienze sociali adeguata, la quale permetta di formulare nuove considerazioni sulle stesse scienze, in special modo per ciò che riguarda la ricerca empirica. In particolare, considerando la sociologia come scienza della storia sociale, consideriamo il "discorso" storico umano, cioè il dispiegarsi dei fatti scaturiti dall'agire degli uomini rispetto agli uomini e alle cose, come conoscibile attraverso la considerazione dei rapporti sociali come autentiche chiavi interpretative per comprendere l'agire individuale; quest'ultimo, senza scienze sociali, non avrebbe percezione oggettiva, registrabile, comunicabile, verificabile del proprio stesso dispiegarsi a livello macrosociale.
Ognuno di noi è considerabile appartente a sistemi, stabili o temporanei, come le nazioni, i gruppi familiari, di lavoro (aziendale o interaziendale), parentali piuttosto che di amici; contemporaneamente, il medesimo discorso riguarda anche sistemi economici e psicologici, come una folla, laddove la psiche gruppale non è uguale alla somma delle diverse personalità ma nasce, appunto, dalle interazioni di tutti gli individui che ne creano una "sociale". Questi sistemi sociali assumono variabili diverse nei tempi e nei luoghi. Gli scribi, la classe operaia, la parentela sono categorie classificatorie oggettive, cui nessuno rinuncerebbe per comprendere la storia umana e se stesso. Esse, come da molte altre, sono una serie di idee-guida per capire una società altrimenti proteiforme, caleidoscopica, difficilmente conoscibile, in maniera certa o altamente probabile, a livello pubblico.
La categoria "genitori", ad esempio, è cangiante sul piano concreto, empirico, in quanto varia per gli attributi che assume per gli egiziani e per gli statunitensi, ad esempio, distinguendosi entrambe le popolazioni per cultura e storia diverse. Eppure la categoria "genitori", naturale e sociale al contempo (basti pensare al diritto familiare, questione non meramente biologica), permette di essere oggettivi nel registrare ciò che una struttura sociale comporta, in qualunque luogo categorie logiche e oggettive, come quella genitoriale, acquistano significati scientificamente rilevanti.
È possibile perciò creare una tassonomia minimale scientifica che, prima ancora di considerare propriamente sociologica, si occupi di "categorie logiche" suscettibili di essere sociologiche, comunicative, politiche e via discorrendo; è possibile, cioè, creare idee che non siano astratte ma bensì adeguabili correttamente alla ricerca scientifica. Come i numeri, usati per misurare il reale matematicamente, così le "categorie logiche" possono essere usate nelle scienze sociali come linee teoriche da adattare ai problemi studiati empiricamente. Gli approcci sono stati già molteplici ma la matrice filosofica degli stessi, tendente a mio avviso alla oggettivazione del pensiero più che all'oggettivazione dei fatti, ne ha ostacolato l'adeguamento teorico degli studi sociali.
Quando, infatti, la teoria scientifica "influenza" uno scienziato, piuttosto che guidarlo rigorosamente nella soluzione di problemi pratici della ricerca, vi è la certezza che la creatività, il sincretismo teorico subentrano, laddove dovrebbe esserci piuttosto la capacità personale di adeguare una valida teoria a contingenti ed imprevedibili questioni metodologiche.
Un maggiore rigore teorico scaturisce da un riformulare, ontologicamente, i termini con cui la determinazione filosofica nel conoscere il mondo ha tentato di spiegarlo. Affinché lo si possa osservare, si possano ricercare costanti e variabili con cui registrarne i fatti, sia possibile dedurne leggi da parte di osservatori teoricamente e metodologicamente più preparati. Il termine tassonomia è stato stato volutamente considerato, mutuato dalle scienze naturali, come etimologicamente adeguato a definire un ordine classificatorio il giorno in cui il risultato di questa attività definitoria dovesse essere raggiunto pienamente.



Tassonomia minimale delle categorie logico-scientifiche

Formulazione originaria dei termini di
Francesca Brezzi
« Dizionario dei termini e dei concetti filosofici »

Nota Bene - Disposizione dei termini in ordine di stesura


Accidente (da cui il termine 'accidentale'): ciò che è in una cosa ma può mancare senza che l'idea della cosa stessa venga meno. Ad esempio, in riferimento non alla filosofia aristotelica, ma alla epistemologia scientifica, che ovviamente più ci interessa in questa sede, abbiamo una domanda esemplare come: cosa è essenziale nella democrazia e cosa è invece accidentale ? Filosoficamente la questione viene risolta attraverso interminabili disquisizioni sul termine democrazia, e la validità del risultato lascia spesso insoddisfatto chi non ammette che il problema venga risolto tramite le arti retoriche, i cui tecnicismi posso essere utili a convincere ma non a dimostrare. L'obiettivo scientifico rimane dimostrare; al di là delle mode, dei tempi, delle paure ataviche o storiche, della psicologia delle masse, del carisma personale, delle opinioni generiche. Nessun riferimento diretto ai fatti del nostro tempo: è questo parlare da scienziati, separando etica e scienza, per ricongiungerle nel giudicare non appena si conosce ciò che deve essere giudicato.
Quando un discorso filosofico lascia insoddisfatte alcune prospettive storiche, subito un filosofo se ne appropria per demolirlo, dimostrando, come notava Hegel, che la dialettica storica è inevitabile sul piano delle idee. Al contempo, il fatto che esistano così tante filosofie contrastanti su cose essenziali come l'essere od il divenire rende la filosofia una questione di idee sui fatti, di opinioni sui discorsi, cose e persone. Di prospettive complesse e derivate ne abbiamo virtualmente una per persona pensante e comunicante; ma le leggi scientifiche devono necessariamente essere univoche, come quella di gravità, che determina il peso di un corpo terrestre al di là delle opinioni personali. Per rendere univoche le leggi, il modo migliore è definire i termini con i quali ci riferiamo ai protagonisti assoluti della ricerca: i fatti. Definire per esempio accidentale o essenziale qualcosa che forma una democrazia è in realtà delimitare i confini entro i quali uno stato o una pluralità di stati sono democratici.
Appurando, cioè, la presenza di cose accidentali abbiamo, in primo luogo, la determinazione degli interessi scientifici nel ricercare quali valori assumono le variabili considerate importanti sia, in secondo luogo, la conoscenza pubblica di quelle variazioni o distorsioni sociosistemiche che possono dare ad una democrazia caratteri unici o particolari nei casi giudicati positivi piuttosto che registrabili, non democratici o antidemocratici nei casi negativi; una democrazia studiata la quale può sconfinare, nei casi aberranti estremi, in patologie politicamente rilevanti, risolvibili internamente ed in modo storicamente ineccepibile soltanto in sede pubblica e avendo a disposizioni informazioni chiare ed oggettive sullo status quo. Significativamente, reperire ciò che è accidentale in un oggetto sottoposto ad indagine, rispetto ad un altro, è il miglior modo di rendere ogni classificazione dei ricercatori scevra da confusione tra ciò che si cerca empiricamente e ciò che si incontra per pura presenza contingente, anche reperito al di là delle attese ma che, comunque, deve essere analizzato, compreso, ricondotto a componente assimilabile nel risultato generale.

Analisi: si può intendere, in una solida ed antica tradizione, comune a tutte le scienze, il composto scisso in elementi componenti oppure l'effetto che permette di determinare la causa o, ancora, il principio reperito tramite casi concreti. Tipico del procedimento induttivo, analizzare qualcosa, come il diritto amministrativo dal punto di vista sociologico o un programma televisivo dal punto di vista di un massmediologo piuttosto che la composizione chimica dei componenti della crosta terrestre ha permesso agli esseri umani sia di evitare un flusso eccessivo di informazioni contemporaneo sia, insieme, di raggiungere un maggior numero di dati su oggetti complessi suddividendoli in parti componenti. Da Fourier per la fisica ad Austin per il linguaggio la tendenza culturale, ineccepibile, ad utilizzare il metodo analitico per raggiungere risultati e leggi inoppugnabili non sempre ha visto gli studiosi delle scienze sociali come protagonisti nell'affidarsi, empiricamente, al procedimento analitico.
Ciò è dovuto ad un sostanziale tentativo di spiegare la società e i fenomeni intrasociali attraverso voli pindarici filosofici (le ere di Comte, le cose sociali di Durkheim, la società sempre determinata esclusivamente dalle classi sociali create dai rapporti di produzione economici) che, utilissimi per conoscere il mondo, non sempre reggono l'urto con la tradizione filosofica: chiunque può notare che mancando l'uso di procedimenti, categorie e approcci empirici scientifici la sociologia, tra le scienze sociali, non è altro che un filosofia specializzata sulla società nel suo complesso. Quasi una ridondanza culturale della filosofia. Necessario perciò, che le scienze sociali tutte acquisiscano, laddove lacunoso, un procedimento analitico utile a conoscere non discorsi ma fatti macrosociali partendo dai fatti microsociali, sistemi sociali partendo dalle azioni sociali che li hanno generati, leggi scientifiche generalmente valide partendo dai singoli casi concreti che ne sono determinati.

Analogia: per la dr.ssa Isabella D’Amore chi, mentre parla, non trova una parola precisa la sostituisce per analogia logica con una parola che pure rappresenta qualcos’altro ma, contemporaneamente, è un simbolo di ciò che egli vuole comunicare (Langer). L'umanità utilizza intuitivamente e continuamente rapporti analogici sia ad una fase deduttiva ("se il veicolo di Tizio percorre i 12 chilometri con un litro di carburante, anche il mio può raggiungere il medesimo livello") sia a livello comunicativo intraindividuale e gruppale tramite insiemi di segni dotati di significati come il linguaggio. Ovvio che la scienza rappresenti il SUPERAMENTO delle conoscenze meramente analogiche sui rapporti tra cose e persone. È il cervello umano che tende a ricostruire fatti e opinioni altrui attraverso un procedimento analogico, con processi mentali molto simili a quelli che iscrivono pensiero dentro le poesie di ogni tempo e cultura. Ma se nell'esperienza pratica le persone hanno poco tempo per agire, dovendo calibrare l'azione sociale con composite e complesse visioni d'insieme, le quali non permettono che di ricostruire per analogia una situazione complessa partendo da quelle già vissute (esperienza comune), è altrettanto vero che le scienze sociali non hanno il compito di vivere la vita al posto delle persone ma, bensì, di conoscere i fatti sociali che dalle interazioni degli individui scaturiscono.
Ciò comporta, in primo luogo, la rinuncia ad individuare, per le scienze sociali, verità ricostruendole parzialmente: non bastano alcune variabili importanti per conoscere, analogicamente, il perché dei flussi economici, del mutamento delle abitudini occidentali nel secolo '900 piuttosto che i motivi psicologici che permettono o meno la pervasività mediatica in modi simili per strutture sociali eventualmente simili. All'interno dell'universo studiato, è necessario metodologicamente individuare TUTTE le variabili determinanti per il risultato positivo della ricerca scientifica, evitando di ricostruire mentalmente, senza riscontro oggettivo, una verità immaginabile ma non osservata né analizzata. Costituisce impresa impossibile conoscere ogni particolare di ciò che si studia, quando questo oggetto indagato è ricchissimo di dettagli, come una nazione; ma è altresì doveroso affrontare metodologicamente tutte quelle componenti, considerate dalla prospettiva teorica seguita, che non sono affatto ininfluenti nel determinarlo.

Atto: l'azione sociale, protagonista delle ricerche di illustri sociologi, non è significato a cui si fa riferimento. Atto è considerato, con il termine e il significato mutuati ed adattati alle scienze sociali dalla tradizione filosofica aristotelica, quella verità potenziale che si è realizzata come fatto osservabile. S'intende per verità in potenza quella spinta interna alla società o pluralità di società che, non ancora realizzatasi, può concretizzarsi e dare vita a fenomeni sociali rilevanti; laddove abbiamo la possibilità predittivamente considerata da leggi che un fatto simile accada, ed esso è latente come possibilità futura dello stesso suo verificarsi, l'indagine scientifica può non essere sufficiente a conoscerlo esattamente in anticipo. Si dispongono, in questo caso, gli opportuni correttivi alla ricerca dello scienziato, che non può mancare neanche nelle fasi di turbolenza storica, a prezzo di un vuoto conoscitivo notevole; correttivi che rappresentano tentativi programmatici, non antiscientifici ma prescientifici, di indagare il fenomeno sociale in nuce attraverso analisi, opinioni e riflessioni guidate dai precedenti risultati nel settore considerato, con il punto di vista auspicabile di chi, aspettandosi l'imponderabile, può evitare il caos delle conoscenze o, come spesso avviene in simili periodi storici, un rifugiarsi in teorie storicamente obsolete.

Segnalibro ipertestuale
Premessa - Accidente - Analisi - Analogia - Atto

Fine I parte




Inizio Pagina






Nuovo Sito:
www.appuntidiscienzesociali.it



Main


Pagina iniziale http://robertodimolfetta.spaziofree.net
Pagine sulle scienze sociali create da Roberto Di Molfetta