Redazione testi e commenti Roberto Di Molfetta








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Roma, Italia, 1929: firme sui Patti Lateranensi - Istituto Luce







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Commento


I Patti Lateranensi furono accordi politici, istituzionali, religiosi, stipulati nel palazzo apostolico del Laterano l'11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e lo Stato italiano; essi posero fine alla cosiddetta "Questione Romana", nata nel settembre 1870 con l'occupazione dello Stato pontificio. Nota RDM: i Patti Lateranensi rappresentano il diretto intervento di fatti eccezionali o perlomeno sicuramente percepibili come tali, nei 'momenti' storici di interessi particolari, di convergenze politiche, di meccanismi istituzionali ineludibili di fronte alle relative ed altrettanto inevitabili leggi umane e sociali più propriamente politiche, le quali, in presenza di nodi storici irrisolti, su temi determinanti, difficilmente, come dimostrano i numerosi riscontri storici, permettono alla attività politico-istituzionale di lasciare sospese problematiche di notevole rilevanza sociale; la "Questione Romana", che vedeva storicamente contrapposte la reggenza della Chiesa Cattolica Mondiale e lo Stato del territorio che geograficamente l'ospitava, entità tra le quali vi era un rapporto socioculturalmente per certi versi simbiotico, era un problema annoso sul quale vi era la necessità congiunturale di porre rimedio, non certo a scapito di un plusvalore politico a lungo termine che potesse giungere utile ai diretti protagonisti. RDM

I Patti Lateranensi sono costituiti da tre atti distinti e cioè da un trattato, un concordato e una convenzione finanziaria.
La convenzione finanziaria assegnò alla Santa Sede 750 milioni in contanti e un miliardo di lire in buoni del tesoro al 5% come parziale risarcimento per i beni temporali perduti dalla Chiesa e come pagamento delle somme stanziate a suo tempo con la legge delle Guarentigie e mai riscosse dal governo pontificio.
Con il trattato vennero abrogate la legge delle Guarentigie, fu riconosciuta la completa indipendenza e sovranità del papa sullo Stato della Città del Vaticano e il suo diritto di legazione attivo e passivo; la Santa Sede riconobbe giuridicamente il Regno d'Italia con Roma capitale sotto la dinastia dei Savoia e l'Italia ribadì il carattere cattolico dello Stato richiamandosi espressamente all'articolo 1 dello Statuto Albertino.
Il concordato – considerato quale “necessario complemento” del trattato – procurò poi alla Chiesa ulteriori notevoli vantaggi. Esso infatti assicurò il libero esercizio del potere spirituale della Chiesa e il libero e pubblico esercizio del culto e della giurisdizione in materia ecclesiastica, estese l'istruzione religiosa dalle scuole elementari alle medie inferiori e superiori, concesse condizioni di particolare favore nei confronti di persone, funzioni ed enti ecclesiastici e riconobbe al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili per cui, tra l'altro, le cause di nullità di matrimonio vennero riservate ai tribunali ecclesiastici e solo quelle di separazione furono lasciate ai tribunali civili. Approvati dalle camere fasciste, i Patti furono poi inseriti nella Costituzione repubblicana (art. 7).


Tratto ed integrato dall'Enciclopedia Sapere.it


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