Caso: a livello antropologico, le diverse culture trasformano l'interdipendenza esistente tra i fatti in mistero oppure in superstizione o magia. Secondo la legge empirica, valida in ambito scientifico, le probabilità che si verifichi un caso ipotizzato non si discostano dalla realtà dei fatti quando vengono determinate a livello teorico, specialmente su di un grande numero di casi. Ciò, ovvio, quando l'universo o settore o disciplina studiati sono matematicamente osservabili e misurabili. Quando, cioé, il caso non è nient'altro che una serie di probabilità conoscibili; la storia umana e l'individuo hanno notevoli difficoltà nel determinare, a livello di grandi movimenti sociali, tutte le possibilità concrete, ognuno dei possibili singoli risultati di una pur ben determinata concatenazione, a livello temporale, e disposizione, a livello causale, di fatti sociali. Tutto questo costituisce l'impossibilità di ridurre la storia a fatto statistico tout-court. Le possibilità e fattualità umane non sono solo 6, come lanciando un dado.
Il problema teorico è individuare le quantità da misurare, poiché individuare variabili e costanti sociali è già creare una teoria, un'ipotesi teorica. Categorizzare in modo valido il mondo degli uomini è già conoscerlo come sistema. Sostanzialmente, quindi, il caso è l'ignoranza umana nel conoscere una grande moltitudine di eventi non facilmente analizzabili ed esprimibili sinteticamente da teorie; deve essere sempre presente di fronte al ricercatore come evenienza possibile, in quanto nessuna ipotesi è immune dallo scontrarsi con dati empirici che ne vadano a smentire non la validità ma la possibile applicazione del suo impianto generale.
Applicare una teoria vuol dire trovarsi di fronte indici conoscitivi adeguati a riproporre la medesima, senza dubitare che parametri casuali o parti mancanti di essa nel reale dispiegarsi dei fatti la rendano inutile a spiegare ciò che, appunto, senza teorie scientifiche può essere considerato addirittura fortuito.
Tutto ciò non significa abbandonare la ricerca scientifica, gli studi sociali, temendo incompatibilità stridenti tra le ipotesi scientifiche delle scienze sociali e quelle di altre scienze, come quelle fisiche, per l'impossibilità di adeguare teorie valide ad eterogenee e sempre nuove realtà sociali, cercando in determinati periodi storici personalismi che ne sostituiscano l'imprenscindibile ruolo di conoscenza oggettiva, libera da (immediati e diretti) tornaconti personali; significa bensì anteporre la necessaria validità metodologica di ogni pertinenza della ricerca sociale ad una chimerica ricerca di formule assolute, con le quali prevedere anche il più minuto dei dettagli sociostorici senza il necessario appoggio di studi mirati e, nel caso di grandi sistemi, inglobanti quelle teorie della casualità che considerino implicito il caso come mancanza di riferimento teorico ad un fatto reale e non, come è accaduto e può accadere anche a benemeriti studiosi, forzino la verità ad erronea validazione post-facto di teorie pur ottime ed utili.
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Sintesi: correlabile al termine analisi, storicamente e rispettando la logica che reciprocamente li determina, rappresenta una unificazione logica del sapere. Non paragonabile ad una analisi superficiale, che altro non è che un modo per evitare di fornire analisi dettagliate o sintesi illuminanti, la sintesi permette di creare leggi matematiche dirette ed applicabili da tutti in luogo di speciose argomentazioni linguistiche e/o filosofiche. Il discorso filosofico kantiano vede l'immaginare umano come attività utile, in un potente ma naturalissimo processo conoscitivo umano, a visualizzare verità sintetiche su complessi insiemi di dati empirici. Un esempio di sintesi comunicativa si può avere nel caso un chimico esperto volesse conoscere una bevanda come tecnico e consumatore: come esperto sarebbe in grado di analizzare il prodotto, considerandone varie qualità e quantità chimiche; ma in veste di consumatore, lo stesso tecnico, dovendo informare chi non ha cognizione di chimica, affermerebbe, conscio dei risultati e di un pratico assaggio: "Non vale nulla."
Al di là dell'importanza della sintesi per la comunicazione umana, laddove è protagonista come forma espressiva, dal punto di vista del metodo scientifico la sintesi è irrinunciabile per creare ordine conoscitivo al posto di una serie finita ma difficilmente trattabile di elementi singoli non coordinati. Un'ottimo esempio sociologico, idealtipico e non rigidamente vincolante per la ricerca, è la dicotomia comunità vs. società, peraltro già qui trattata, proposta dal sociologo Ferdinand Tönnies.
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Sistema: termine che, concettualmente, rende le scienze sociali degne di essere su di un piano cognitivo paritario a quelle matematiche e naturali; la considerazione dei fatti storici non può prescindere dal concepire gli stessi come interdipendenza esistente tra cose ed esseri viventi, in modo tale che, ai fini conoscitivi, si possono studiare gruppi umani come insiemi organici, come, appunto, se l'interdipendenza le trasformasse in parti componenti di un sistema il quale:
- non esisterebbe qualitativamente identico senza identici rapporti;
- è determinato concettualmente e ai fini conoscitivi come un sistema unitario ma, a livello ontologico, esiste soltanto nel pensare e nell'agire, nel prodotto dell'agire individuali, determinati, cioé, dai singoli individui e dalla rete di rapporti del sistema stesso.
Non esiste nessuna società come oggetto di studio se non per chi vede la stessa come un insieme di rapporti tra esseri viventi e cose. Quell'insieme è, perciò, la società o sistema sociale. Un sistema sociale è la constatazione che quei rapporti sono così importanti che l'agire individuale non può prescindere da essi per essere determinato, né volontariamente né incosciamente, né attivamente né passivamente; nel caso di un mutamento dei rapporti sociali, presenti concretamente nei pensieri, usi, costumi, panorama storico-architettonico, diritto, discorsi tecnici ed espressivi, possiamo avere o una sanzione (giuridica o meramente sociale) da parte di componenti del sistema, volta a ristabilire l'equilibrio sistemico, oppure l'accettazione, da parte dei componenti, del mutamento stesso, anche in maniera involontaria e giuridicamente non completamente ufficializzata (ad esempio i costumi sessuali italiani nel dopoguerra in relazione al divorzio e all'aborto).
Il sistema è in realtà un concetto imprescindibile, autentico postulato creatore del discorso sulle scienze sociali. È il sistema che rende certi rapporti rilevanti per la scienza interessata: il consumatore, pur essendo concretamente un individuo, viene studiato dall'economista o dallo statista come dipendente DAL e parte DEL sistema economico; il politico è considerato dal giornalista o dallo storico come dipendente DAL e parte DEL sistema politico. La responsabilità dello studioso è sempre quella di comprendere degli individui quando si riferisce alle scienze sociali; ma è il sistema sociale ovvero comunicativo, economico, politico, antropologico che dimostra, ed altrimenti non potrebbe essere, tutta la centralità epistemologica possibile ai fini di ricerca, studio, interesse informativo.
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Certezza: una percezione soggettiva dei fatti come realmente accaduti o conoscenze percepite soggettivamente come esatte costituiscono un'opinione, la quale è importantissimo considerare in tutti gli studi sociali; gli uomini agiscono tutti volontariamente solo in base alle loro opinioni, anche se talvolta le stesse divergono terribilmente dalla realtà dei fatti (ad esempio l'opinione degli abitanti di Hiroshima, nel giorno in cui fu sganciata l'atomica americana, che "un solo aereo non rappresentava un vera minaccia per la città"). I flussi delle azioni umane, continui, periodici od isolati che siano, non giungono a compimento, a livello macrosociale, che con una notevole dose di correttivi quali il mutamento delle opinioni, la correzione della recezione e del modo in cui recepire gli accadimenti esterni all'individuo, l'adeguamento delle opinioni a quelle altrui.
Non sono insicure necessariamente le scienze sociali nel determinare caratteristiche di simili evenienze, ma in realtà impossibilitate a recepire come verità nel lungo periodo quelle che sostanzialmente sono opinioni, o l'Opinione Pubblica, mutevoli come tempestose superfici marine. Le scienze sociali non dovrebbero, cioé, uniformarsi nel vedere il mondo come non conoscibile poiché mutevole l'agire sociale e, ancor più, l'opinione sugli avvenimenti sociali. Sono le persone che hanno il diritto, nell'avvenire prossimo o lontano, di mutare opinione, sempre non contravvenendo alle reciproche libertà; le scienze sociali devono continuativamente avere leggi e teorie atte a spiegare quei funzionamenti dell'ordine ed agire sociale, legando a strutture e dinamiche sociali i comportamenti individuali come risultanti e non solamente cause. Vi deve essere, in ogni momento, distinzione tra le umane certezze assunte dai protagonisti del fenomeno studiato ed evidenze acquisite dalla ricerca stessa nel convalidare o confutare teorie dell'azione sociale.
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Deduzione: procedimento. Permette di raggiungere un risultato logicamente valido attraverso un ragionamento. Le idee costituiscono materia prima, prodotto intermedio e finito di ogni ragionamento il quale, prima che il pensiero interagisca con il mondo esterno all'individuo, è il principale metodo di intuizione, sistemazione, classificazione e rielaborazione dei fatti reali e del modo con cui l'essere umano può conoscere le leggi che li determinano. Il rapporto tra idee è il sistema dei significati attribuiti dagli uomini, indipendentemente dalla realtà esterna a loro: con la deduzione abbiamo la generazione del pensiero individuale (non lontano dalla realtà ma autonomo); con la verifica empirica, oppure l'esperimento piuttosto che la semplice esperienza sensibile abbiamo la possibile genesi di conoscenze oggettive, cioé che più interessa ogni scienza.
Non sempre gli esseri umani desiderano realmente "vedere", pur partecipanti, il reale dispiegarsi dei fatti: può darsi che distorsioni ideali, ideologiche o psicologiche impediscano loro di confrontare le loro deduzioni mentali con ciò che è materiale, oggettivo. Compito dello scienziato sociale è distinguere procedimenti deduttivi come ragionamenti individuali, virtualmente liberi, rispetto a quelli ammissibili nelle sue ricerche. Questo affinché
- non vengano confusi, data la complessità dei dati, opinioni e discorsi personali, apparentemente plausibili ma slegati da una reale osservazione dei fatti, con analisi e sintesi scientificamente possibili;
- non si mischino arbitrariamente idee in fase propositiva, anche vaghe, con deduzioni precise dello studioso o del gruppo di studiosi operanti in 'equipe', volte all'applicazione dei risultati sia come determinate conclusioni della ricerca sia come possibili modifiche correttive, in senso evolutivo, della stessa.
Compito dello scienziato sociale, quando è impegnato nella ricerca, è anche quello di distinguere i diversi procedimenti individuali con cui gli appartenenti ai sistemi sociali decidono di interagire, affinché i procedimenti deduttivi con cui si inquadrano fatti e periodi temporali che li racchiudono, da parte del ricercatore, non si sovrappongano, cancellandoli, con i reali procedimenti deduttivi dell'agire degli individui, dei gruppi, delle singole unità categoriali umane studiate (consumatori, gruppi comunicativi, audiences, elettori per fascie d'età e così via discorrendo).
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Definizione: definire un concetto nelle scienze sociali può significare anche creare un'ipotesi teorica di ricerca che, implicitamente, è rappresentata da ogni termine-chiave con cui si delimitano pertinenze scientifiche; inoltre la relativa equivocità comunicativa di parole pur importanti, come libertà e ricchezza ad esempio, in contesti sociostorici diversi e per diversi gruppi sociali non permette di considerare il comune discorso che inadeguato a definire chiaramente la dimensione prospettica e paradigmatica del settore (o insieme di settori) interessato dalla ricerca sociale.
Creare variabili e costanti precise, oltretutto, a cui riferirsi matematicamente e statisticamente, non può portare ad evitare un'attenta attività definitoria delle stesse
nella fase iniziale, trincerando ogni discorso dietro il timore reverenziale storico che le scienze sociali hanno per quelle matematiche; per la ricerca scientifica sociale rifugiarsi nel discorso quantitativo come modo per ottemperare, attraverso l'uso di complessi metodi statistici, ad ogni empiricità fattuale potrebbe essere un semplice escamotage per svicolare teorie sistemiche, storicamente più analitiche, le quali possono inizialmente definire, esattamente, ambiti e settori da indagare, attribuendo a concetti, fatti, categorie i giusti confini di interesse, il giusto modo di essere considerati, caratteristiche appropriate e, una volta giunti a questo punto, essere adeguatamente misurati con metodi di calcolo quantitativo precisi e puntuali.
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Dialettica: Hegel considerava affermazione dialettica il superare, comprendendoli concettualmente e storicamente, gli opposti dualismi,
i quali possono consistere in tre momenti legati tra loro:
- Affermazione di un concetto astratto e limitato;
- Negazione del medesimo attraverso l'affermazione di un concetto opposto;
- Unificazione dei precedenti volta a creare una sintesi comprensiva di entrambi.
È chiaro che l'immagine filosofica hegeliana non è soddisfacente, affinché sia valida come immagine scientifica, a spiegare i flussi sociali attraverso l'ipotesi dialettica, ipotesi che pure genera, plasma e delimita la storia umana reale, attraverso il modellamento dei conflitti verso un senso scaturito, appunto, dialetticamente.
È necessario, alle scienze sociali, introdurre il punto di vista degli individui
come motore primo dell'agire sociale: è da tale punto di vista, utile considerare
sia biologico sia psicosociale sia, inevitabilmente, culturale
e personale, che si dovrebbe considerare dialettico il momento di acquisizione
di una unità informativa dall'ambiente esterno da parte dell'individuo o gruppo
piuttosto che nazione, la percezione e collocazione della stessa unità informativa
nel panorama cognitivo individuale o gruppale o nazionale ed il modo in qui codesta
informazione ristruttura il pensiero e l'azione dell'individuo rispetto alla stessa.
Dialetticamente, i flussi di azione sociale sono generati dal reciproco influenzarsi
di fatti e decisioni individuali o gruppali o nazionali e nessun essere umano, gruppo
di individui, nazione può assumersi il ruolo di unica variabile attiva nel determinare
la storia, neanche nel decidere le sorti di ciò che rientra nella sfera di interessi diretti.
La reazione ad una campagna di stampa, mirata ad ottenere un effetto informativo, può
avere esiti totalmente previsti, parzialmente imprevisti o completamente imprevisti:
certo è che l'effetto è storicamente considerabile come dialettico tra l'azione o idee
o serie di informazioni, l'insieme dei destinatari e nel modo in cui tutte
le possibili reazioni individuali, gruppali, nazionali (ed influenze internazionali) contribuiscono a determinare
l'opinione finale generatasi, attraverso le diverse vie comunicative possibili
(intraindividuale, con la riflessione, interindividuale, con lo scambio di informazioni
ed il dialogo tra persone), al di là delle intenzioni iniziali dei proponenti e
delle tipologie sociali destinatarie delle informazioni proposte.
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Divenire: il mutamento sociale è considerato dalle persone comuni come qualcosa di ovvio.
Ma conoscerlo e registrarlo nei dettagli è per una scienza positiva molto più arduo, soprattutto quando si evita di eludere risposte precise laddove, intuitivamente, si
hanno certezze vaghe dovute all'esperienza comune della società, quando il cambiamento,
se non addirittura le epoche rivoluzionarie (la II seconda guerra mondiale, ad esempio)
rendono lapalissiano considerare i sistemi sociali e i loro componenti stessi mutati
sia morfologicamente che ontologicamente. Difficile determinare esattamente il divenire di un oggetto di studio sociale poiché
è sicuramente un notevole problema definire una volta per tutte il suo stesso essere
in un preciso momento. Ma è inevitabile, trattando di fenomeni sociali, in primo
luogo distinguere, nell'analisi sistematica sociale, ciò che, nel tempo, subisce
mutamento da ciò che rimane identico.
Considerare un sistema sociale come mutato richiede l'attenzione dei processi, nel loro dispiegarsi storico, che permettono ed insieme sono causa che origina il
mutamento. Nel verificare leggi sulla società, dovremmo quindi verificare leggi su tre
fasi del suo essere, concettualmente semplici:
- Conoscere gli oggetti sistemici sociali sottoposti ad indagine scientifica
in un momento dato; inquadrare teoricamente la conoscenza a priori e a risultati
ottenuti.
- Determinare come certe eventuali variazioni qualitative e quantitative;
collegare teoricamente, a priori e a posteriori, le eventuali variazioni a
leggi scientifiche che le possano spiegare.
- Collegare il divenire sociale a fattori che lo possono aver determinato e,
concretamente, lo hanno determinato nei sistemi sociali prima osservati.
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Falsificabilità: nel pensiero popperiano, la falsificazione rappresenta ciò che, permettendo di confutare teorie scientifiche, ne permette indirettamente la verifica, consentendo inoltre di convalidare come certe le teorie scientifiche. Ovvio che si dovrebbe acquisire come principio trasversale a tutte le scienze positive, unendo empiricità critica delle scienze sociali al necessario, continuo controllo delle stesse con ogni forma logica, esperienza comune ovvero storiografica o sperimentale che, opponendosi a quelle criticamente, seriamente e dialetticamente, rispettando procedure anch'esse verificate e verificabili, permetta l'acquisizione da parte del mondo scientifico di un discorso sulla società che non sia un oratio principi, imposto d'autorità e d'autorità trasmesso, ma risulti bensì controllato come consolidati siano, nel tempo e grazie al medesimo assunto, i risultati ottenuti dallo stesso discorso.
Nel caso si dimostri, con opportuni controlli, l'inapplicabilità di teorie storico-sociali non flessibili, ciò è possibile solo nel caso queste possano essere controllate come falsificabili; mancando la possibilità di verifica, le medesime teorie potrebbero altrimenti dover essere accettate a causa della loro metafisica inafferrabilità storica e quindi essere inverificabili, non smentibili, dogmatiche. Quando una legge scientifica è falsificabile, essa può sempre essere sostituita o andare incontro ad una futura revisione od integrazione, in ogni contesto storico in cui si ottengano dati sociali che dimostrino contraddittorio l'impianto teorico rispetto alle risultanze del reale, al di là delle concrete scelte umane, politiche ed etiche, che dalla legge scientifica stessa sono scaturite.
La società umana, fatto empirico par excellence, non può essere che un sistema reale; quando si vuole il sistema stesso, c'è da aggiungere, spiegato non cronologicamente, con il dispiegarsi dei fatti, ma si desidera desumere dallo stesso sistema leggi volte a spiegare medesimi fatti prodotti da verità fattuali correlate, in rapporto causale, e le esperienze a sostegno sono prodotte in laboratori o campi di ricerche materialmente o semanticamente delimitati in modo accettabile, la falsificabilità è facilmente controllabile come criterio inverso di validazione. Infatti, a livello qualitativo, in un settore indagato ristretto, è diretta la serie di possibili alternative e, quindi, immediata la reperibilità di possibili ipotesi che possano falsificare, perciò indirettamente confermare o meno, la teoria trattata in sede sperimentale.
Nel caso invece di teorie operanti su vasti campi di ricerca, è ostico il lavoro di reperibilità dei criteri di falsificazione delle teorie stesse; si può dire, altrimenti, che in ambito scientifico la validazione dei riscontri oggettivi, rispetto a leggi scientifiche che li prevedano come interni a progetti di comprensione teorica delle diverse realtà sociali, è tanto più facilmente prevedibile quanto ridotto l'insieme delle variabili sociali implicate nella ricerca teorica e nella eventuale verifica empirica. Teorie estremamente generali, omnicomprensive, difficilmente offrono tutti i criteri possibili con cui poter essere falsificate e, perciò, come si è potuto comprendere sin qui, confermate dai fatti.
Maggiormente utile quel lavoro scientifico che si preoccupi di vedere inglobato, intrinsecamente, in ogni momento logico-procedurale, nel piano di lavoro teorico e di validazione, il principio dal quale scaturisce la verità scientifica: sino a prova contraria (possibile se è presente la falsificabilità), la dimostrazione oggettiva di fatti oggettivi studiati dalle scienze sociali, partendo da una teoria scientifica o da parti di essa, permette di vedere la stessa teoria utile a comprendere i fatti sociali, al di là delle opinioni e delle emozioni ad essi correlate.
Conclusione del prospetto
Il prospetto analitico di una tassonomia filosofica, opera concettualmente in itinere, non ancora conclusa a lungo termine ma logicamente già ora completa, è uno strumento che l'autore desidera vedere utile a coloro che vogliono cimentarsi non nel semplice lavoro di trascriverne punti salienti in altri testi ad impianto saggistico et similia, come elaborati conclusivi di ricerche, saggi o tesi di laurea, ma nell'impegnativo progetto di espanderne ed integrarne i contenuti, al fine di raggiungere col tempo un progetto teorico più maturo, un progetto SUI progetti scientifico-sociali, adeguato ad eventuali nodi scientifici che precedenti approcci epistemologici non hanno potuto permettere di affrontare, soprattutto a causa della natura metafisica di talune soluzioni concettuali proposte per problemi sollevati dalle scienze sociali, laddove l'empiricità delle verifiche deve necessariamente essere presupposta in sede teorica.
Consapevole che anticipare l'orizzonte degli eventi di un iniziale progetto in nuce, embrionale, pure se definito, non è anticipare l'impegno intellettuale e morale necessario a forgiare concretamente un sano progetto di rinnovo dell'epistemologia delle scienze sociali, che lo inglobi superandolo, l'autore ringrazia sia coloro che hanno voluto apprezzare la pubblicazione di questo lavoro sia tutti coloro che, avversari per questioni non personali allo stesso, sappiano vedere nel testo un tentativo di contribuire al futuro benessere storico delle scienze sociali, al fine di accantonare con impegno un impaludamento della ricerca scientifica, che una società dell'informazione e della comunicazione, multiculturale, non dovrebbe permettere e tollerare, prima ancora che come sinonimo di crescita sociale, come principio democratico.
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Segnalibro ipertestuale
Caso
- Sintesi
- Sistema
- Certezza
- Deduzione
- Definizione
- Dialettica
- Divenire
- Falsificabilità
- Conclusione
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