Sociologia, Scienze della Comunicazione, Economia, Scienza Politica, Sociolinguistica, Psicologia, Storia, Appunti sulle Scienze Sociali, come la sociologia, ed Altro

Raccolta di appunti personali ed estrapolazioni

Roberto Di Molfetta








Storiografia, Scienze Sociali
Sulla Storia degli U.S.A.

Selezione, Trascrizione e Cura
Roberto Di Molfetta
Tratto da: «L'impero americano - Gli USA potenza mondiale» - Autore: Federico Romero



La cultura del darwinismo sociale, che pretendeva di legittimare scientificamente una supremazia della civiltà occidentale al vertice di una rigida gerarchia di progresso materiale e morale, accomunava i fautori americani della corsa all'impero ai loro omologhi britannici o tedeschi (anche se i primi amavano distinguere ulteriormente gli Stati Uniti quale fresca incarnazione di una superiorità anglo-sassone allora molto sentita tra le 'elites' americane). E il governo americano utilizzò sia la retorica sia gli strumenti del dominio imperiale quando essi gli parvero opportuni, come nelle Filippine o in Centro-America.
Che gli Stati Uniti fossero votati a un destino di espansione territoriale, commerciale e ideale era convinzione connaturata alla cultura della repubblica fin dalla sua nascita. Il vasto spazio continentale che si estendeva a occidente degli insediamenti costieri pareva provvidenzialmente predisposto per l'espansione di una civiltà di agricoltori (e speculatori) che, in genere, ritenevano i nativi un mero ostacolo naturale alla propria moltiplicazione, "selvaggi" che potevano solo piegarsi o scomparire di fronte a una società utilitaristicamente superiore in marcia verso nuove terre e risorse. Anche la ramificazione commerciale apparteneva al codice genetico di una giovane nazione che fondava non poco del proprio benessere sui traffici marittimi, e che era giunta a imporre la sua indipendenza dalla Gran Bretagna anche in ragione della necessità di svincolare i propri scambi dai lacci di un sistema imperiale che ne inibiva lo sviluppo.
Vi era inoltre la mitologia collettiva, dalla duplice natura sia religiosa che civile, dell'America come comunità modello, incarnazione di un disegno provvidenziale e di un itinerario storico che ne facevano la "città sulla collina", l'esempio di una società incorrotta a cui l'umanità avrebbe guardato come a un'anticipazione del proprio futuro e per realizzare le sue speranze di libertà.
Fin dalla loro nascita, con una rivoluzione che si autointerpretava come grande momento di un processo di evoluzione storica che avanzava verso occidente, gli Stati Uniti d'America configuravano il proprio rapporto con il mondo anche intorno all'idea di missione; una missione universale di libertà e di civiltà incapsulata nelle parole scritte da Thomas Paine alla vigilia della Dichiarazione d'Indipendenza: «È in nostro potere di ricostruire il mondo». Il successo della rivoluzione americana, il consolidarsi dell'esperimento repubblicano e il rapido sviluppo economico e demografico avevano poi irrobustito questi lineamenti della cultura americana in veri e propri paradigmi, tanto più assiomatici in quanto legittimati dalla conferma della storia, di un nazionalismo repubblicano che affidava alla politica estera il compito di assicurare che nulla ostacolasse la crescita della nazione e il riaffermarsi della sua missione.





Storiografia
Storia di uno sterminio

Selezione, Trascrizione e Cura
Roberto Di Molfetta
Tratto da: Gndesign.it/shoahnet - Autore: Paolo Rossi



La distruzione degli ebrei [da parte del sistema sociale nazionalsocialista tedesco della prima metà del secolo Novecento] non fu un'operazione centralizzata. Non venne creato un organismo incaricato degli affari ebraici e non fu stanziato un fondo per finanziare l'opera di distruzione. L'attività antiebraica fu svolta dalla pubblica amministrazione, dai militari, dall'industria e dal partito.
Tutte le componenti della vita organizzata tedesca furono coinvolte in quest'impresa. Il processo di distruzione si basava su tre premesse: nessun ebreo doveva sfuggire alla rete; gli articolati rapporti tra ebrei e non ebrei dovevano essere interrotti col minimo danno possibile per i tedeschi; bisognava limitare al massimo le ripercussioni psicologiche tra le file dei carnefici, evitare agitazioni tra le vittime e scongiurare proteste tra la popolazione non ebrea. Sul problema della progettazione della "Soluzione Finale" gli storici sono divisi: gli "intenzionalisti" dicono che ci fu un programma preciso già concepito da Adolf Hitler negli anni '20; gli storici "funzionalisti" dicono che un piano organico non esistette mai, ma il genocidio fu il risultato di una serie di operazioni che si delinearono di volta in volta. L'Olocausto si consuma negli anni 1941-45, ma l'apice è il 1942. Sulle cifre oggi si conviene che furono almeno 6 milioni e mezzo di ebrei e mezzo milione di zingari. Hilberg individua quattro fasi nel processo devastante di distruzione:
1- Definizione per decreto (chi è ebreo);
2- Espropriazione (beni, imprese, lavoro, diritti) ed espulsione;
3- Separazione dal resto della popolazione e concentramento;
4- Annientamento.
La fase due inizia già nel 1933 e si prolungò fino alla 'Kristallnacht' (9-10 novembre 1938). La fase 3 inizia nel '39 quando, con l'invasione della Polonia, i nazisti si accorgono che è impossibile espellere tutti gli ebrei. Riesumano il "ghetto" medievale. Lòdz, Varsavia, Lublino. Pensarono persino di ampliare il concetto stesso di deportazione trasferendo forzatamente in un luogo distante gli ebrei tedeschi. Un luogo distante, individuato nell'isola africana (allora in mano francese) del Madagascar. Ma la soluzione della "ghettizzazione" sembrava più realizzabile.
La fase 4 comincia nel 1941. Qui comincia il vero e proprio Olocausto: piccoli reparti mobili di S.S. e polizia, le famigerate 'Einsatzgruppen', al seguito dell'esercito tedesco, rastrellano i territori occupati per eliminare spie, commissari politici sovietici e tutta la popolazione ebraica. Si procede con fucilazioni di massa.
1942, gennaio: conferenza del Wansee: Heydrich, capo dell'Ufficio centrale di Sicurezza del Reich (RSHA) e braccio destro di Himmler, convoca 15 alti funzionari e comunica l'ordine di procedere alla 'Endlösung', alla "Soluzione Finale". Vengono ampliati e riadattati a campi di sterminio i campi di concentramento esistenti.
Nella primavera del 1942 entrano in funzione i primi campi creati esclusivamente per lo sterminio. Sono sei, tutti nel territorio o vicino ai confine del Governatorato Generale (la parte tedesca della Polonia occupata): Belzec, Sobibor, Treblinka, Lublino-Majdanek, Chelmno ed il tristemente famoso Auschwitz. In un anno circa 2 milioni di morti provenienti dai ghetti della Polonia. Il maggiore centro di sterminio era, per l'appunto, Auschwitz, predisposto per [eliminare] fino a 10.000 persone al giorno. Ne riuscì ad uccidere in totale 1.300.000 (Treblinka 900.000).
In totale la "Soluzione Finale" distrusse i 2/3 della popolazione ebraica europea. Nel corso del 1943 furono smantellate le strutture di Belzec, Sobibor e Treblinka, che ormai avevano esaurito il loro compito. Invece Auschwitz fu smantellato solo nel novembre del 1944, ma i nazisti non fecero in tempo a distruggerlo, perché il 25 gennaio 1945 entrarono i sovietici [...].





Storiografia, Scienze Storiche
La Musica

Selezione, Trascrizione e Cura
Roberto Di Molfetta
Da: «Atlante di Musica» - Autore: Urlich Michels



Il concetto di musica risale al greco mousiké (mousikh, da "Musa"), con cui si indicava, in origine, il complesso delle arti sacre alle Muse (poesia, musica e danza) e, più tardi, la musica in quanto arte dei suoni. Nella sua storia, la musica si è costantemente associata alla parola e alla danza dando vita a forme sempre nuove (canzone, balletto, opera [ad esempio]); nella musica strumentale, tuttavia, si è andata sviluppando una dimensione musicale autonoma, non strettamente legata (come avviene nella musica a programma) a eventi extramusicali.
Due elementi sono alla base della musica: il materiale acustico e l'idea (commentoRDM: va ricordato, a tal proposito, il processo di significazione tipico del linguaggio, considerato dalla giustapposizione saussuriana, nel settore di studi sociolinguistici, di significante e significato, volta a formare il segno linguistico e perciò il linguaggio - RDM); materiale acustico ed idea non sono accostati l'uno all'altro come forma e contenuto, ma si fondono nella musica in un'unità inscindibile ed organica. Il materiale acustico subisce fin dall'inizio una preparazione, viene cioé selezionato ed ordinato in modo da costituire un veicolo per l'idea che vi si esprime: dalla molteplicità dei fenomeni sonori naturali vengono isolati i suoni veri e propri. La struttura stessa del suono, la serie degli armonici, presenta un principio di ordine che lo predispone a ricevere di volta in volta un significato specifico.
In questa prospettiva di intellegibilità preliminare i suoni vengono poi organizzati in intervalli, sistemi tonali, scale [e così via discorrendo], acquisendo così determinate caratteristiche espressive. Nel Novecento l'estensione del materiale acustico (fino a comprendere, [ad esempio], i rumori) ha talora sollevato problemi di "informazione", poiché mancava un valido criterio di intellegibilità.
Il suono, inoltre, lega la musica al fluire del tempo, la sua esistenza al presente. Dalla durata del suono, dal "tempo", dal ritmo ecc. prendono così forma ulteriori principi di ordinamento e possibilità compositive.
L'idea trasforma il materiale acustico in arte dei suoni, e la musica acquista così una dimensione storica. Questo vale sopratutto per la musica polifonica occidentale a partire dal 12° secolo, meno per certe pratiche musicali popolari (che si basano per lo più su una trasmissione invariata della tradizione) e per gran parte della musica extraeuropea. La storia della musica è, sotto certi aspetti, autonoma: è una storia della tecnica compositiva, delle forme, degli stili, dei generi [...].
Ciò che in essa vi è di elaborazione concettuale ed ideale la lega però al comune contesto culturale e filosofico: la musica è voce ed espressione del proprio tempo, e solo in quanto tale può essere pienamente compresa [...].




Tratti Distintivi della Realtà storica
come Casuale Combinazione
di Elementi Causali Oggettivi
Autore: Roberto Di Molfetta



Nel tentativo di rendere prevedibile la storia, non può dimenticarsi che non esiste un fine storico predeterminato verso il quale le società, le persone che appartengono ad esse, i loro usi e le loro leggi possano aprioristicamente costituire destini certi ed immodificabili. Ogni essere umano è tuttavia relativamente impegnato, o pensa di esserlo, verso questa finalità cercata nel proprio periodo storico, creando però con le interazioni, avute con altri esseri umani della propria o dell'altrui sfera gruppale, un percorso dialettico non predeterminato ma scaturente dalle molteplicità storico-sociali.
Ne consegue che i fatti storici non sono prole attesa di altri fatti storici già vissuti ma un gigantesca moltitudine di rapporti causali e casuali che le idee filosofiche, le ideologie, le memorie individuali tengono in considerazione come importanti ma senza realizzare la giusta determinazione inferenziale che vuole il futuro determinato non solo dalle idee del passato ma anche da come esse interagiscono insieme; spesso vi è il tentativo a posteriori di interpretare causalmente, scorgendovi rapporti di causa-effetto con vari punti di vista, allorché, invece, è fallace l'analisi interpretativa. Adeguata è la teoria che comprende la non estraneità di fattori interagenti tra loro che singolarmente, in modo unilaterale, non avrebbero creato il dato storico oggettivo così come esso viene registrato, documentato, memorizzato, interpretato.
Non vi è né una storia monodirezionale né un perché escatologico ma la mera sovrapposizione o scontro su vari livelli sociali e fisici a costruire la storia umana; sono l'agire e lo scontrarsi (come la fisica quantistica insegna con dimensioni microscopiche subatomiche) di diverse opinioni o possibilità oppure idee che agiscono una con l'altra, tramite gli esseri umani che ne propongono la divulgazione o la realizzazione pratica, nella determinazione, creazione, spiegazione reale dei fatti storici, altrimenti semplicemente accaduti, senza fornire con ciò una spiegazione esaustiva che non sia mera accademia di qualità superiore.
Abbiamo quindi fatti come accumulo di eventi della storia, idee come sintetiche linee interpretative storiografiche (cito a tale proposito il lavoro sociologico di Max Weber), unicità contestuali e fattuali create da accadimenti antecedenti, dalle scoperte uniche della storia (si cita lo sconvolgimento che portò la scoperta europea dei continenti americani), alle tecniche, da processi storici non considerabili che come soluzioni di continuità che inficiano, modificandolo, lo status quo, i paradigmi scientifici come linee-guida non più utilizzabili per spiegare i percorsi di significazione utili allo storico per comprendere alcuni fenomeni importanti e sconvolgenti per i protagonisti, ed, inoltre, azioni eccezionali o reazioni singolari tali da giustificare il termine della prevista occorrenza storiografica.



Storiografia
Mitologia Egizia Antica
Gli dei Ra, Seth, Nefthi, Anubi, Iside, Osiride, Horus

Selezione, Trascrizione e Cura: Roberto Di Molfetta
Tratto da: AnticoEgitto.Net



Ra
Deificazione del sole visibile, fu adorato in diverse località dell'Egitto prima che se ne prendesse possesso la teologia eliopolitana. Il primo aspetto del mito, è il dio che nella sua imbarcazione diurna percorre il cielo durante il giorno, per montare la notte nella barca notturna che percorre allo stesso modo il mondo inferiore. Per conciliare la sua esistenza con quella di altre due divinità solari, lo scarabeo Khepri e Atum, fu al mattino Khepri sotto forma d'un bambino (ma soprattutto come scarabeo), a mezzogiorno Ra trionfante sotto forma d'un adulto, e la sera Atum, sole calante, sotto forma di un vecchio. Si trattava anche in questo caso di un richiamo al mito del regno terrestre di Ra. Dio creatore e padre dell'Enneade, Ra regnava sulla terra tra gli uomini e gli dei. Durante il suo regno, conobbe le vicende umane e invecchiò e fu in quel momento che approfittando della sua debolezza, gli uomini gli si rivoltarono contro ed egli dovette difendersi inviando il suo occhio (Hathor e Sekmet) per castigarli. Anche Iside approfittò della sua vecchiaia per rubargli la sua potenza magica. Stanco Ra si fece elevare al cielo sulla schiena di Nut. È senza dubbio questo regno terreno all'origine dei tempi che giustificò l'appellativo di "Figlio di Ra" (Sa Re) che i faraoni prenderanno a partire da Chefren e che seguirà il loro nome, quinto del titolo. Durante tutta la storia egizia, Ra saprà conservare una sorta di preminenza, solarizzando il pantheon; i grandi dei saranno Amòn-Ra, Mont-Ra, Khnum-Ra, Sobek-Ra. Nel suo destino solare, il re raggiunge Ra nel cielo e questi, prima signore dell'al di là, che attraversa nella sua corsa notturna, troverà il completamento in Osiride, che gli fu rivale.

Seth
Dio di Ombos, fratello e sposo di Nefthi. Dio della siccità e del cattivo tempo, potenza distruttrice, simbolo del male. Secondo la leggenda fu l'uccisore di suo fratello Osiride. Viene raffigurato come un animale indefinibile, forse perché oggi è estinto, una via di mezzo tra un asino e un cane.

Nefthi
Dea di Diospolis Parva. Figlia di Geb e Nut, sorella di Osiride, Iside e Seth, di quest'ultimo anche sposa (pur non innamorata) e madre di Anubi.

Anubi
Questa divinità è raffigurata con la testa di cane (ritenuta [da taluni] di sciacallo). Non si sa con esattezza quale sia la sua origine ma, già dall'epoca di Aha una tavoletta menziona la sua festa e, fino alla fine della V dinastia, quando comparirà Osiride, è Anubi soltanto a presiedere al culto funerario. Anubi era inoltre l'emblema del XVII nomos del Sud, la cui capitale, Kasa (Cynopolis), gli tributava un culto particolare. Il suo animale sacro era il cane errante della valle del Nilo che, al contrario del dio, raffigurato come un cane nero o un uomo dalla testa canina nera, è raramente nero.
Si pensa comunque che tale colore non sia un simbolo luttuoso, ma la tinta specifica utilizza per la mummificazione, quindi un simbolo di rinascita. Gli veniva attribuita l'invenzione della tecnica della mummificazione e, nella leggenda osiriana, Ra lo inviava presso Osiride per rendergli gli onori funebri e sottoporlo a mummificazione, dopo la sua avventura con Seth. Tale leggenda appare su una tomba nel Medio Regno ma, senza alcun dubbio, rimonta ad epoca più alta: sicchè il rito del mummificare si configura soltanto come la ripetizione di un rituale divino mutuato da un archetipo, il sacerdote che lo officia si assimila ad Anubi, indossando una maschera che riproduce le fattezze del dio. Le denominazioni più comuni di Anubi sono "colui che presiede all'imbalsamazione", "colui che vive sulla montagna" (la montagna che conduce alla dimora dei morti e nella quale sono scavati gli ipogei), "signore della Necropoli" e colui che possiede l'ut (Im-Ut, si chiamano Ut le bende delle mummie). Il nome di Anubi è in egiziano "Inpu" o "Anepu".

Iside
Sposa e sorella di Osiride. A lei si doveva l'istituzione della famiglia e l'insegnamento alle donne della tessitura e del ricamo (commentoRDM: notare come, anche con un'analisi attenta, persista l'immediata intuizione, culturalmente da ritenersi fondata, di come probabilmente fosse storicamente l'esatto contrario: più che essere Iside ad insegnare alle donne le arti, era stata la società egiziana a creare una divinità che simboleggiasse, antropomorficamente, le ordinarie mansioni quotidiane, la propria cultura, la propria visione esistenziale; la divinizzazione della mater familiae era, cioé, un simbolo che sublimava culturalmente le comuni esperienze trascendendole dall'ordinario e sacralizzandole; con ciò le rendeva non solamente ripetitive e relative al tipo di impegno svolto e al tempo impiegato ma assolute, e perciò più importanti, con una dialettica simbolica che costituiva, al contempo, storia e cultura della società egiziana - RDM).
I due sposi regnavano felici sull'Egitto. Ma la sorte aveva in serbo una sorpresa per loro. Il loro malvagio fratello Seth, geloso del loro successo, aveva ordito un inganno ai danni del fratello Osiride. Aveva fatto preparare un ricco scrigno, promettendo che ne avrebbe fatto dono a chiunque, entrandovi, l'avesse occupato interamente con il proprio corpo. Lo scrigno aveva le misure esatte di Osiride. Osiride cadde nel tranello ed entrò nello scrigno-trappola preparato per lui. Subito Seth e i suoi complici serrarono il coperchio e gettarono lo scrigno nel Nilo. A questo punto cominciarono le peregrinazioni di Iside alla ricerca del corpo del marito. Durante uno dei suoi viaggi venne a sapere che lo scrigno era stato trasportato dalla corrente del Nilo fino al mare. Qui, giunto a Biblo, si era arenato vicino a un cespuglio. Il cespuglio, come per incanto, si era allora trasformato in una splendida acacia, racchiudendo nel suo tronco lo scrigno. Il re di Biblo aveva visto l'albero e l'aveva fatto tagliare, ricavandone una colonna per il suo palazzo. Iside, giunta a Biblo, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzando intorno alla colonna lanciava gridi strazianti a cui però nessuno faceva caso. Allora, dopo essere divenuta governante del figlioletto del re, riuscì ad avere in dono lo scrigno. Apertolo cercò di ridare vita allo sposo, ma invano.
È in questo momento che rimase fecondata da Osiride, quando, trasformatasi in falco, fece vento con le ali sul corpo senza vita dello sposo. Nascose allora la bara a Buto, in un luogo paludoso. Ma il malvagio Seth, mentre andava a caccia, trovò la bara del fratello e lacerò il corpo in quattordici pezzi che poi disperse. Iniziò allora la ricerca di Iside delle parti del cadavere dello sposo. Furono tutte recuperate tranne il membro virile, mangiato dall'ossirinco del Nilo. In ognuna delle città dove furono recuperate le parti del corpo di Osiride sorse un tempio. Ricomposto il corpo di Osiride sì cercò di ridargli la vita. Il tentativo riuscì a metà, perché Osiride ricominciò a regnare ma non più sulla terra, bensì sul "Sito che è oltre l'Occidente", l'Oltretomba.

Osiride
Fratello e marito di Iside, culto originario di Abido e Busiris. Divinità legata al sole nascente, al Nilo fecondatore, secondo gli egizi insegnò agli uomini a coltivare il grano, a fare la farina e il pane, a pigiare l’uva, a fare con l’orzo una specie di birra e a fabbricare armi. Osiride, affiancato dal dio Thoth delle arti e della scienza, inventò i segni della scrittura e si prestò a civilizzare il resto del mondo, lasciando al governo dell’Egitto la moglie Iside. Al suo ritorno il fratello Seth e Aso, la regina dell’Etiopia, avevano ordito una congiura contro di lui: Osiride fu fatto a pezzi dal dio Seth e successivamente riportato in vita da Iside.

Horus
Quando Horus, figlio di Osiride e Iside nacque e crebbe, Osiride tornò sulla terra per farne un soldato. Radunati tutti i suoi fedeli, Horus partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre. La battaglia durò tre giorni e tre notti: Horus mutilò Seth, ma questo si trasformò in un enorme maiale nero e ingoiò l’occhio sinistro di Horus. Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside implorò il figlio di risparmiarlo. Horus, in uno scatto di ira, tagliò la testa alla madre, ma Thoth la guarì ponendole una testa di mucca. La battaglia non ebbe né vincitori né vinti: Thoth guarì Seth che fu costretto a restituire l’occhio sinistro ad Horus. Tutta la battaglia fu posta nelle mani del giudizio di Thoth, il quale dopo 80 anni, insieme con il Divino Tribunale, sentenziò che Horus avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell’Alto Egitto.



Storiografia, Scienza Politica
Benito Mussolini: l'edificazione del consenso

Selezione e Cura
Roberto Di Molfetta
Tratto da Wikipedia.It



La stabilità della dittatura fascista è in gran parte da ascriversi alla capacità di Mussolini di generare attorno alla propria figura un forte consenso. L'abilità mostrata nel rendere la sua personalità oggetto di vero e proprio culto si rifletté non solo nell'approvazione che la società italiana a lungo gli mostrò, ma anche nell'ammirazione che riusci a guadagnarsi presso numerosi capi di Stato stranieri di intellettuali e, più in generale, presso l'opinione pubblica internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da questo punto di vista Mussolini divenne un modello di ispirazione per molti futuri dittatori, soprattutto Hitler, ma anche per molti politici di spicco di importanti stati democratici.
La popolarità di Mussolini trova probabilmente la sua origine nell'insoddisfazione del popolo italiano nei confronti delle classi dirigenti liberali per via dei trattati di pace, ritenute dai più sfavorevoli, che l'Italia aveva dovuto accettare alla fine della prima guerra mondiale, nonostante gli oltre 650.000 morti e i sacrifici enormi sopportati dal paese. Non a caso, Gabriele D'Annunzio parlò di «Vittoria mutilata». L'Italia guadagnò territorialmente solo parte di ciò che le era stato promesso col patto di Londra e ciò, unito al generale malcontento post-bellico e alla terribile crisi economica dell'immediato dopoguerra, fece crescere il desiderio di un governo forte.
Mussolini fu abile a sfruttare tale situazione nonché la paura del cosiddetto "pericolo rosso", accresciutasi durante il biennio rosso: si presentò come il restauratore dell'ordine e della pace sociale, teso alla «normalizzazione» della situazione politica. Da questo punto di vista, molti squadristi fascisti intransigenti criticarono la collaborazione (nel 1922-1924) del PNF a livello governativo con i vecchi partiti, nonché il fatto che fossero rimasti in carica molti dei questori e dei prefetti che erano stati estranei - se non ostili - al fascismo. A partire dal 1925, con la promulgazione delle cosiddette leggi fascistissime e l'inizio della dittatura, ogni forma di collaborazione coi vecchi partiti fu abbandonata e gli stessi sciolti.
Il consenso fu poi alimentato grazie al controllo sulla stampa e sul mondo culturale italiano. Mussolini, in quanto giornalista, conosceva bene il potere della stampa, e di conseguenza fece in modo di poterlo controllare. Nei suoi Colloqui con Emil Ludwig giustificò la censura imposta ai giornali con il fatto che nelle liberaldemocrazie i giornali non sarebbero più liberi, ma obbedirebbero solo ad un'oligarchia di padroni, differenti dallo Stato: partiti e finanziatori plutocratici.
Inoltre ogni forma di dissenso sgradita a Mussolini venne repressa attraverso l'OVRA, il Tribunale Speciale, e l'uso massiccio del confino politico. Tuttavia Mussolini tollerò - e costrinse i suoi a tollerare - alcune "voci fuori dal coro" (come ad esempio Salvemini, Croce, Bombacci) tanto per alimentare la propria immagine di uomo forte ma non di tiranno, quanto per mantenere aperti canali di dialogo anche con l'antifascismo militante.
Mussolini dimostrò di avere una personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a «folle oceaniche», e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dall'esempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità presentandosi come «il figlio del popolo», ricorrendo all'organizzazione ed all'irreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie all'appoggio di molteplici intellettuali di spicco (Gabriele D'Annunzio, Mario Sironi, Ezra Pound, i futuristi, Giovanni Gentile) e di uomini di grandi capacità di governo.
Mussolini seppe sfruttare abilmente, come mai prima era stato fatto in Italia, i nuovi mezzi di comunicazione (la radio, il cinema e i cinegiornali) nonché i successi sportivi conseguiti dall'Italia fascista (come i Mondiali di calcio del 1934 e del 1938, e il titolo mondiale dei pesi massimi conquistato da Primo Carnera), che furono entrambi ampiamente utilizzati in funzione propagandistica. A questi Mussolini unì i primati aeronautici conquistati dall'Italia (le trasvolate atlantiche, la conquista del Polo Nord, i primati di velocità per idrocorsa) e quelli navali (il transatlantico Rex).

[...]

Occorre inoltre sottolineare come la politica di potenza inaugurata dall'Italia fascista fosse vista con favore da gran parte della popolazione. Mussolini mirava a fare dell'Italia un paese temuto e rispettato, restaurando i fasti dell'Impero romano, recuperando i territori irredenti e realizzando il controllo italiano sul mediterraneo (il mare nostro). Questa politica - troncata dallo scoppio della seconda guerra mondiale non produsse i risultati sperati, ed ottenne solo di isolare l'Italia dai suoi ex alleati dell'Intesa, spingendola ad una sempre più stretta - e definitiva - alleanza con la Germania

Hitler considerò Mussolini suo maestro:
« ... concepii profonda ammirazione per il grand'uomo a sud delle Alpi che, pieno di fervido amore per il suo popolo, non venne a patti col nemico interno dell'Italia ma volle annientarlo con ogni mezzo. Ciò che farà annoverare Mussolini fra i grandi di questa Terra è la decisione di non spartirsi l'Italia col marxismo ma di salvare dal marxismo, distruggendolo, la sua patria. A petto di lui, quanto appaiono meschini i nostri statisti tedeschi! E da quale nausea si è colti al vedere queste nullità osar criticare chi è mille volte più grande di loro! »
(Adolf Hitler, Mein Kampf, cap.XV. trad.: Andrea Irace)
Churchill, nel 1933, lo definì «il più grande legislatore vivente» (soprattutto in relazione alla promulgazione del nuovo codice penale, varato nel 1930 dal ministro Alfredo Rocco e tuttora vigente) e «un grande uomo» ancora nel 1940.
Il 13 febbraio 1929, Pio XI, a due giorni dai Patti Lateranensi, tenne un discorso a Milano ad un udienza concessa a professori e studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che passò alla storia per una lettura secondo cui Benito Mussolini sarebbe «l'uomo della Provvidenza».
Pio XI gli conferì l'Ordine dello Speron d'Oro nel 1932; molti in Europa, nel 1933, lo chiamarono «il salvatore della pace»; lo stesso Franklin Delano Roosevelt gli riservò commenti lusinghieri; Gandhi affermò che «il Duce è uno statista di primissimo ordine, completamente disinteressato, un superuomo», mentre Pio XII lo definì «il più grande uomo da me conosciuto, e senz'altro tra i più profondamente buoni». Lo scrittore americano Ezra Pound, che incontrò di persona Mussolini nel 1933, lo celebrò nel libro "Jefferson and/or Mussolini".
A proposito della capacità del duce di edificare attorno a sé un notevole consenso, significativa tra le altre è l'opinione espressa dal giornalista Enzo Biagi in "Lui, Mussolini": «Mussolini è stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero».






Inizio Pagina






Nuovo Sito:
www.appuntidiscienzesociali.it



Main


Pagina iniziale http://robertodimolfetta.spaziofree.net
Pagine sulle scienze sociali create da Roberto Di Molfetta