Raccolta di appunti personali ed estrapolazioni

Roberto Di Molfetta



Scienze Sociali
Scienza, Scienza Sociale, Conoscenza

Selezione, Integrazione e Cura
Roberto Di Molfetta
Tratto da: "Sistema di logica" - Autore: Stuart Mill - Tr.It. di A. Negri



« C'e un'idea comune, o almeno implicita in molti comuni modi di dire, che i pensieri, i sentimenti e le azioni degli esseri sensibili non sono oggetto di scienza, nello stesso stretto senso in cui lo sono gli esseri ed i fenomeni del mondo esterno. Questa idea provoca, a quanto pare, qualche confusione che è necessario eliminare subito. I fatti che si succedono secondo leggi costanti sono, in se stessi, suscettibili di essere l'oggetto di una scienza, anche quando queste leggi non fossero state ancora scoperte o non potessero ancora esserlo con i nostri mezzi attuali. Prendiamo, ad esempio, la classe più comune dei fenomeni meteorologici, quello della pioggia o del bel tempo. La ricerca scientifica non è ancora riuscita ad accertare l'ordine di antecedenza e di precedenza tra questi fenomeni, in modo da essere capace, almeno nelle zone terrestri, di predirli con certezza o con un alto grado di probabilità. Eppure non c'è nessun dubbio che questi fenomeni dipendono da leggi e che queste leggi derivano da leggi ultime conosciute, quelle del calore, dell'elettricità, della vaporizzazione e dei fluidi elastici. Né si può mettere in dubbio che, se fossimo al corrente di tutte le circostanze precedenti, potremmo, solo attraverso queste leggi più generali, predire (salvo difficoltà di calcolo) lo stato delle condizioni atmosferiche in un qualunque tempo futuro. La meteorologia, perciò, non solo ha in se stessa tutti i naturali requisiti per essere una scienza, ma una scienza anche ora costituisce, pur se si tratta, per la difficoltà di osservare i fatti da cui dipendono i fenomeni (una difficoltà inerente alla peculiare natura di questi fenomeni), di una scienza molto imperfetta; e, anche se fosse perfetta, sarebbe di poca utilità in pratica, perchè i dati richiesti per applicare i suoi principi ai casi particolari sarebbero raramente possibili.
Si può concepire un caso di carattere intermedio tra la perfezione della scienza e la sua estrema imperfezione. Può accadere che le cause maggiori, quelle da cui dipende la parte maggiore dei fenomeni, siano suscettibili di osservazione e di calcolo, così che, se non intervenissero altre cause, potrebbe darsi una spiegazione completa non solo del fenomeno in generale, ma anche di tutte le variazioni e modificazioni che esso comporta. Ma altre cause, forse molte altre cause, separatamente insignificanti nei loro effetti, cooperano o contrastano, in molti o in tutti i casi con le cause maggiori [;] l'effetto presenta, di conseguenza, più o meno differenze da quello che sarebbe stato prodotto dalle cause maggiori. Ora, se le cause minori non sono costantemente accessibili o non sono accessibili del tutto ad un'esatta osservazione, della principale parte dell'effetto si può ancora, come prima, render conto e si può anche predirla; ma possono esserci variazioni e modificazioni che non possiamo spiegare completamente e le nostre predizioni non possono farsi esattamente, ma solo approssimativamente. [...] È questo che si intende o si deve intendere quando si parla di scienze che non sono scienze esatte.

L'astronomia era già una scienza, senza essere una scienza esatta. Essa non poteva diventare esatta prima che non solo il corso generale dei movimenti planetari, ma anche le loro perturbazioni, fossero stati spiegati e ricondotti alle loro cause (Mill ha una conoscenza astronomica legata al suo tempo; perciò la sua visione scientifica dell'universo parte da assunti riferibili soltanto alle conoscenze astronomiche della prima metà del secolo ottocento e così riguardo alle altre nozioni scientifiche a lui contemporanee, notaRDM). È divenuta una scienza esatta perché i suoi fenomeni sono stati ricondotti a leggi che abbracciano l'insieme delle cause da cui i fenomeni sono influenzati, in un grande o solo in un piccolo grado, ed assegnano a ciascuna di queste cause la parte che realmente le spetta nell'effetto totale. Ma, nella teoria delle maree, le sole leggi finora esattamente accertate sono quelle che determinano il fenomeno in tutti i casi ed in modo costante; mentre altre che lo determinano solo in qualche caso o, se in tutti i casi, solo debolmente, non sono state ancora sufficientemente accertate e studiate in modo da fissare le leggi particolari, ed ancor meno in modo da dedurre la legge completa del fenomeno, combinando gli effetti dovuti alle cause principali e quelli dovuti alla cause minori. La scienza delle maree, perciò, non è ancora scienza esatta, non per una inerente incapacità di esserlo, ma per la difficoltà di constatare con completa precisione le reali derivate uniformità. [...] Mettendo insieme le leggi esatte delle cause principali e di alcune cause accessorie sufficientemente conosciute, e le leggi empiriche e generalizzazioni approssimative, relative a variazioni miscellanee, constatabili con una specifica osservazione, possiamo stabilire proposizioni generali che saranno in gran parte vere e sulle quali, tenendo debito conto del grado della loro probabile inesattezza, possiamo sicuramente fondare le nostre prospettive e la nostra condotta.
La scienza della natura umana (l'indagine più pertinente in questa sede, notaRDM) è di questa specie. Essa è molto lontana dal livello di esattezza ora realizzata in astronomia, ma non c'è ragione che essa non debba essere una scienza come lo è la scienza delle maree o come lo era l'astronomia, quando i suoi calcoli abbracciavano soltanto i fenomeni, ma non le perturbazioni. Poiché i fenomeni di cui si occupa sono i pensieri, i sentimenti e le azioni degli esseri umani, questa scienza avrebbe raggiunto la perfezione ideale se ci mettesse in condizione di predire come un individuo penserà, sentirà ed agirà nella vita, con la stessa certezza con cui l'astronomia ci fa capaci di predire le posizioni e gli occultamenti dei corpi celesti. C'è appena bisogno di affermare che non può farsi niente che si avvicini a questo.

Le azioni dell'individuo non possono predirsi con esattezza scientifica, fosse ciò unicamente perché non possiamo prevedere tutte le circostanze in cui questi individui si troveranno. Inoltre, anche in una data combinazione di circostanze presenti, non può farsi un'asserzione, precisa e universalmente vera ad un tempo, sui modi in cui gli esseri umani penseranno, sentiranno ed agiranno. Questo non avviene, tuttavia, perchè i modi di pensare, di sentire, di agire non dipendono da cause; non possiamo dubitare che, se per un individuo i nostri dati potessero essere completi, conosceremmo, almeno per il momento, un numero sufficiente delle leggi primitive dalle quali i fenomeni spirituali sono determinati, tanto da essere capaci, in molto casi, di predire, con discreta esattezza, quali, nella maggior parte delle circostanze supponibili, possano essere la sua condotta [e] i suoi sentimenti.
Ma le impressioni e le azioni degli esseri umani non sono solo il risultato delle loro presenti circostanze, ma il risultato di queste circostanze e del carattere degli individui messi insieme; e gli agenti che determinano il carattere umano sono così numerosi e diversi (poiché tutto ciò che capita ad una persona nella vita ha una parte di influenza [che sovente le altre persone, oltre che le scienze applicate, ignorano per disinteresse o debolezze cognitive, ma che sono determinanti per il comportamento individuale e, per sommatoria e dialettica, per quello sociale, notaRDM]) che, nell'insieme, non sono mai esattamente simili in due casi. Onde, anche, se la nostra scienza della natura umana fosse teoricamente perfetta, se potessimo cioé calcolare un carattere allo stesso modo in cui calcoliamo l'orbita di un pianeta sulla base di determinati dati, tuttavia, poiché non ci sono mai tutti i dati, e nemmeno mai casi precisamente analoghi in casi differenti, non potremmo né fare positivamente predizioni né stabilire proporzioni universali.
Poiché, tuttavia, molti di questi effetti che soprattutto importa rendere suscettibili dell'umana previsione e dell'umano controllo sono determinati, come le maree, da cause generali in misura incomparabilmente maggiore che da tutte le cause parziali prese insieme, e poiché dipendono principalmente da circostanze e qualità comuni a tutto il genere umano, o per lo meno a vasti gruppi di questo, e solo in misura minore da idiosincrasie di organizzazione e di storia particolare degli individui, è evidentemente possibile, per tutti questi effetti, fare previsioni che quasi sempre si verificheranno, e proposizioni generali che saranno quasi sempre vere. E, tutte le volte che è sufficiente conoscere come la grande maggioranza della razza umana, o di qualche nazione o classe di persone, penserà, sentirà ed agirà, queste proposizioni equivarranno a proposizioni generali. Per lo scopo della scienza politica e sociale (e, per diretta ed immediata estensione del significato, per obiettivi di ricerca e studio scientifico-sociali, nota RDM) questo è sufficiente.
Come abbiamo precedentemente notato, una generalizzazione approssimativa, nelle ricerche sociali, per la maggior parte dei bisogni pratici, equivale ad una generalizzazione esatta; e ciò che è solo probabile, quando lo si asserisce di esseri umani presi a caso, è certo quando lo si afferma del carattere o della condotta collettiva delle masse. »



Scienza, Comunicazione
Scienza e Comunicazione della Scienza

Selezione, Integrazione e Cura
Roberto Di Molfetta
Tratto da: Jekyll.Sissa.It



Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di biologia dello sviluppo dell'Università di Pavia, è l'ideatore, insieme ai suoi colleghi Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti e alla giornalista Gianna Milano, dell'Open Lab, un laboratorio di biologia molecolare aperto al pubblico dei non esperti. Primi fra tutti, i giornalisti scientifici, per i quali il laboratorio ha organizzato corsi specifici, offrendo la possibilià di lavorare con i ricercatori e di impadronirsi delle tecniche di base della ricerca biomedica moderna. Incontriamo Redi nel suo studio, dove la sua particolare attenzione per la carta stampata prende forma in pile e pile di quotidiani e periodici, italiani e stranieri, disposte in ordine, a fianco di testi scientifici specialistici, su scrivanie, tavoli, mensole e addirittura per terra. Con lui parliamo della volontà che ha dato vita all'Open Lab e della figura del comunicatore della scienza vista con lo sguardo del ricercatore.

Professor Redi, qual'è il ruolo del comunicatore della scienza oggi ?

Nelle società occidentali, l'avanzamento del sapere è motore dell'economia, della tecnologia, della sanità, della cultura. In una parola, del vivere. Negli ultimi cinquant'anni ci siamo trovati di fronte alle immense potenzialità del sapere scientifico: della fisica, per esempio, o della biologia. Ma dalla conoscenza derivano applicazioni talvolta dirompenti, sulla cui liceità è chiamata ad esprimersi la società civile. È lecito impiegare l'elettricità per la sedia elettrica, o la si deve usare solo per il riscaldamento e la luce ? È il cittadino a dover decidere, in maniera consapevole e autonoma. Ed è sempre il cittadino a dover decidere sugli usi del nucleare o sulle applicazioni dell'ingegneria genetica. Questa è democrazia. Ma per decidere, i cittadini devono essere informati, il più correttamente possibile. Ecco: questo è il compito del comunicatore della scienza, testimone sociale che raccorda i ricercatori e la conoscenza da loro prodotta al "pastore abruzzese" e alla "massaia di Treviso".

Come acquisisce il comunicatore le competenze necessarie a svolgere questo ruolo ?

Io ritengo che il comunicatore della scienza dovrebbe essere un individuo con un curriculum di studi scientifici, in modo da affrontare gli argomenti della ricerca con cognizione di causa. Il giornalista scientifico, per esempio, non dovrà essere tale perché scrive come Dante, ma perché conosce e "sente" ciò di cui scrive.
Ovviamente il comunicatore non può essere onnisciente: la sua formazione dovrà quindi essere completata con altri metodi, che concorrano alla creazione di una figura professionale altamente qualificata. Una figura capace di porre i fatti nella giusta prospettiva e di valutare le scoperte scientifiche con correttezza, obiettività e attendibilità.

Tra questi metodi c'è anche la partecipazione all'attività di laboratorio, come nel corso di biologia molecolare per giornalisti scientifici organizzato dall'Open Lab ?

Esattamente. A ogni età e in ogni campo, il sistema didattico più efficace si basa sull'opportunità pratica di "fare", di toccare con mano, di scoprire le cose di persona. Ecco perché sono convinto che il modo migliore affinché un giornalista, magari di formazione umanistica, comprenda per esempio l'essenza della biologia molecolare, sia farlo partecipare al lavoro in laboratorio. È vero: nessuno si trasforma in un piccolo biologo per aver frequentato un laboratorio per una settimana. Ma la straordinaria possibilità di vedere ciò che di solito si legge nei libri renderà senz'altro più facile al giornalista il compito di unire le immagini ai fatti e di spiegarli. Senza dimenticare che il condividere la giornata del ricercatore permetterà al giornalista di capire come esattamente funziona la scienza, quanto lavoro paziente, quanta dedizione e quanti tentativi sono necessari per raggiungere anche il più piccolo risultato.



Scienze Sociali, Criminologia
Le Teorie Criminologiche

Selezione, Integrazione e Cura: Roberto Di Molfetta
Tratto da: Strano M., De Risio S., Di Giannantonio M.
« Manuale di Criminologia Clinica » - Autore: Marco Strano



Nel corso del tempo si sono evidenziati diversi approcci allo studio del crimine che hanno ipotizzato le origini del comportamento criminale localizzate nella psiche dell’individuo, nel suo patrimonio genetico, nell’ambiente sociale, nelle psicopatologie o ancora nelle diverse modalità di attribuzione di significato alla realtà o nella capacità di adattamento alle norme. Talune scuole criminologiche si sono attestate su posizioni critiche ponendo in discussione il rapporto stesso tra individuo e un sistema normativo che è culturalmente e socialmente determinato e come tale non necessariamente accettabile da tutti. Evidentemente la scelta teorica del criminologo risulta fortemente influenzata dal suo stesso rapporto ideologico con il sistema sociale.
Posizioni consensuali e integrate degli studiosi saranno maggiormente legate ad una visione del crimine in termini di disfunzionalità ed anomalia (ricercata in aree psicologiche, psicopatologiche e sociologiche). Posizioni maggiormente conflittuali invece orienteranno probabilmente lo studioso su valutazioni attinenti ai rapporti di potere tra gruppi sociali, ricercando la spiegazione del crimine nelle dinamiche di reazione sociale, di etichettamento, di esclusione, di stigmatizzazione. In questa breve raccolta di contenuti criminologici cerchiamo di proporre al lettore gli spunti maggiormente significativi dei vari approcci ancora vivi nella criminologia contemporanea ognuno dei quali offre alcune possibili cause della fenomenologia criminale. In realtà sovente le teorizzazioni mostrano semplificazioni ed esasperazioni concettuali che non corrispondono alla realtà.
Il concetto stesso di causa, applicato al comportamento umano, necessita di estrema cautela proprio in ragione degli infiniti fattori che influenzano l’agire dell’uomo, posti su piani genetici, biologici, psicologici, sociali e talvolta fortuiti, mediati ed organizzati, tra l’altro, dalla variabile primaria indotta dalla razionalità e dalla libertà di scelta. La ricerca di una causa specifica dovrà quindi essere intesa come maggiore o minore peso di una variabile all’interno di una dinamica complessa o meglio ancora come un fattore di possibile ingerenza.
Un ulteriore elemento di complessificazione è dovuto poi alla grande diversità che intercorre spesso tra i vari crimini. Taluni comportamenti criminali sembrano infatti essere maggiormente influenzati dalle variabili biologiche e psicologiche (esempio: i crimini violenti) mentre altri appaiono maggiormente correlati a dinamiche sociali. L’oggetto della moderna criminologia appare assai diversificato in ragione della grande complessità del comportamento umano (e quindi di quello criminale). Elementi che assumono rilevanza criminologica sono infatti:
fatti delittuosi, autori del delitto, reazione sociale, vittima, devianza (manifestazioni non conformi ma non criminose). La criminologia opera in stretta connessione con le altre scienze criminali che sono il diritto penale (l’articolazione della produzione normativa penale), la politica criminale (che studia i modi per prevenire e combattere i fenomeni criminali), la penologia (lo studio della pena nelle sue applicazioni concrete), il diritto penitenziario (che progetta la fase esecutiva del procedimento giudiziario penale), il diritto penitenziario (che progetta la fase esecutiva del procedimento giudiziario penale), la psicologia giuridica (una branca della psicologia applicata al diritto), la criminalistica (lo studio delle tecniche dell’investigazione criminale); la criminologia utilizza numerosi quadri teorici e metodologici delle scienze umane (e sociali, notaRDM).
È infatti una scienza multidisciplinare che non possiede un proprio metodo di ricerca ma che tende ad integrare tra loro le conoscenze confluenti da molteplici discipline, tra cui: la sociologia, la psicologia, la medicina, il diritto e l’antropologia. Comunque non è semplicemente il frutto della costruzione di un sapere integrato ma ha una sua autonomia scientifica prendendo in esame alcune dinamiche non considerate dalle altre scienze. I suoi paradigmi attuali sono il risultato di un lento processo di costruzione che ha visto il lavoro di molti studiosi nel corso della storia. Il suo bagaglio teorico e metodologico è quindi cumulativo essendo le sue teorie costruite sovente in derivazione l’una dall’altra nell’ambito di una paziente opera di correzione, modifica e conferma delle concettualizzazioni precedenti. Come ogni altra scienza, la criminologia ha quindi esigenza di sistematicità e di controllabilità delle sue ricerche per garantire dignità scientifica al suo operare.



Alcuni Termini Tecnici
Fondamentali dei Rilievi Statistici Demografici
Tratto da un Glossario Istat
La Demografia
Selezione, Trascrizione: Roberto Di Molfetta



Censimento
Indagine diretta, individuale, totale e generalmente periodica sull'intera popolazione:
- Diretta e individuale perché le notizie non vengono desunte indirettamente ma dall'osservazione specifica delle
   singole unità;
- Totale perché tutte le unità debbono essere rilevate;
- Periodica perché viene ripetuta a intervalli regolari (generalmente decennali o quinquennali).

Carattere o variabile
Gli aspetti delle unità statistiche (stato civile, titolo di studio) che si vogliono osservare.

Dato statistico
Il dato statistico è il risultato dell'operazione di determinazione della modalità con cui un carattere è presente in ciascuna unità del collettivo.

Demografia
Il complesso di analisi descrittive e investigative volte a studiare le caratteristiche strutturali e dinamiche delle popolazioni umane, nei loro aspetti biologici e sociali e nelle loro interazioni (da ciò l'ineludibile importanza ai fini scientifico-sociali, notaRDM).

Fenomeni collettivi
Fenomeni che possono essere analizzati con metodi statistici e sono conoscibili soltanto attraverso una pluralità di osservazioni (es. consumo di un bene in un dato periodo, reddito in un settore in un dato periodo).

Popolazione o Collettivo statistico
L'insieme delle unità statistiche (persone, fenomeni, oggetti) oggetto dell'indagine, aventi una o più caratteristiche in comune.

Statistica
Scienza che si occupa di raccogliere, classificare, analizzare e interpretare dati attraverso l'uso di metodi scientifici.

Statistica descrittiva o Analisi dei dati
Ramo della statistica che si occupa di evidenziare, attraverso sintesi numeriche o grafiche, le caratteristiche dei fenomeni collettivi di interesse. L'obiettivo è quello di ricavare dalle osservazioni spesso numerose e in forma disordinata, informazioni di sintesi (propedeutiche ad una possibile trasformazione dei risultati statistici in leggi scientifiche ovvero teorie strutturate e predittive, in congiunzione all'analisi delle altre caratteristiche storico-sociali utili al raggiungimento di tale obiettivo, notaRDM).

Statistica induttiva o inferenziale
Ramo della statistica che si occupa di interpretare le osservazioni in termini di modelli teorici che spiegano il meccanismo secondo il quale si producono i dati esaminati. Questi modelli permettono di generalizzare in modo induttivo i risultati, ottenuti da campionamento o da osservazioni indirette, dall'insieme dei dati osservati, alla popolazione di riferimento.






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