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Roma
Quali sentimenti ispira la volta celeste, tra le nubi persa, nel disegno splendido di un signore lontano. Nei bagliori di Roma sovrana. Insieme di momenti unici sognati, di infinito essere, di memorie non perse e mai possedute completamente. Su di un Pincio altezzoso, umile cometa danzante, il mio animo s'innalza sulle vette della felicità e della passione, forte, solo e puro nell'oblio di questa notte.
Animo e quiete vi sento; stasera io posso, desidero. Nel cuore di Roma, io muoio.
Lampioni scandiscono nel silenzio i momenti di ogni pensiero, che nasce e s'infrange tra
persi rivoli sulla coscienza, sul perdono e nel rimpianto. Non sapere è l'unico limite che cattura il terrore; lo alimenta; ma salendo il vento, mi calo nell'adamantino splendore dell'eterna Roma, Roma di notte.
Sale il vento, amica Luna. Come Sole gemello, copri di luce umane miserie.
Chiarori lontani mi catturano, stelle e stelle aggiunte alla moltitudine di coscienze notturne, sospese nell'infinità di un'alba lontana. Amare è il verbo della città stasera, stanotte; ogni tenebra, altrimenti inospitale, conserva adesso per me un abbraccio senza fine. Riesco anche a capire insieme l'animo e la quiete, il vento e la Luna, concordi amanti qui riuniti a sollevar il Dio umano della noia e della Morte. Amare è il dovere dei romani stasera, stanotte.
Città che palpiti in eterno : o Roma, sei tu immensamente signora. Stasera, stanotte.
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