Raccolta di appunti personali ed estrapolazioni

Roberto Di Molfetta



Psicologia
Reazione psicologica alle sembianze fisiche

Selezione, Trascrizione e Cura
Roberto Di Molfetta
Autore: Erich Fromm



« Ogni contatto tra due individui determina un effetto in entrambi. Tra due esseri umani non si dà incontro o conversazione - a meno che non siano puramente accidentali - che lascino immutato vuoi l'uno vuoi l'altro. Il mutamento potrebbe essere minimo e quasi impercettibile, ma se gli incontri si infittiscono, gli effetti si accumulano. Persino un incontro casuale può avere una grande ripercussione. Chi, almeno una volta nella vita, non è rimasto colpito dalla gentilezza colta nell'espressione facciale di una persona vista per un solo attimo e con la quale non si è scambiata nemmeno una parola ?
E chi non ha mai avvertito orrore guardando, sia pure per un istante, una faccia cattiva ? Molti si ricordano di volti disgustosi e ne rammentano l'impressione ricevuta anche a distanza di anni, se non addirittura per tutta la vita. E chi, di converso, dopo l'incontro con una certa persona non si è sentito incoraggiato, stimolato, più allegro, in certi casi persino rinfrancato e arricchito, per quanto il mutamento intervenuto dentro di lui non fosse affatto spiegabile in base al contesto della conversazione ? D'altro canto, molti si sentono depressi, spossati e disillusi dopo essersi intrattenuti con certi individui. Anche in questo caso, a determinare la reazione non è il contenuto del colloquio. Non alludo qui a persone che si amino, si ammirino o di cui si abbia paura e via dicendo.
Perché queste, evidentemente, esercitano una grande influenza con ciò che dicono e con il loro stesso comportamento sulla persona che ne subisce il fascino. Parlo, piuttosto, dell'influsso che taluni esercitano su chi non sia legato loro in maniera particolare. »



Psicologia Sociale
Il celebre e terrificante esperimento di
John Milgram sul conformismo sociale

Selezione, Trascrizione e Cura: Roberto Di Molfetta
Testo Tratto da: Conformismo.It



La procedura base adottata da Milgram (1974) era incentrata sul reclutamento di 40 soggetti di sesso maschile, di diversa età e livelli socio-professionali, attraverso la pubblicazione di un annuncio pubblicitario sulla stampa. Tale annuncio prevedeva, tra l'altro, un modico compenso più un rimborso spese per i partecipanti all'esperimento, basato sullo studio della memoria e sulla valutazione delle "punizioni" impartite ai soggetti sperimentali ai fini dell'apprendimento. Questa prima ricerca fu condotta in un laboratorio altamente specializzato, dotato cioè di numerose attrezzature avanzate, presso l'Università di Yale. I partecipanti presentatisi per la ricerca furono accolti e messi al corrente in maniera dettagliata delle finalità da raggiungere. Tutto ciò avrebbe conferito maggiore credibilità all'esperimento messo in atto dallo sperimentatore.
Lo scopo dell'indagine consisteva in ciò: per ogni prova venivano condotti nella sala da laboratorio due soggetti sperimentali, di cui uno era, in realtà, un collaboratore dello sperimentatore, addestrato a fingere, però, di essere un soggetto ignaro delle vere finalità sottese alla ricerca. Con piccoli trucchi del mestiere, si cercò di assegnare "a sorte" al soggetto ingenuo la funzione di maestro, che avrebbe avuto il compito di leggere una serie di coppie di parole associate al finto soggetto (il collaboratore dello sperimentatore): per esempio, cielo/blu, anatra/selvaggia, e cosi via... Quest'ultimo, di fronte ad un elenco di quattro parole, avrebbe dovuto scegliere poi quella che, per convenzione, era stata associata alle coppie precedenti. Naturalmente, il trucco consisteva nel fatto che il collaboratore volutamente sbagliava, in quanto, così facendo, il soggetto lo avrebbe dovuto punire, su ingiunzione dello sperimentatore ufficiale, somministrandogli delle scariche elettriche (simulate, notaRDM) e abbassando, quindi, di volta in volta e in modo crescente, una delle trenta leve che andavano da 15 volts fino a ben 450 volts. In questa fase dell'esperimento, inoltre, diverse cose erano state messe a punto affinché tutta la procedura risultasse altamente credibile. Così, le scosse impartite al finto soggetto, seduto su una sedia elettrica, erano ovviamente soltanto apparenti; ma questo, per farle credere vere, simulava il dolore, gridando sempre più man mano che l'intensità delle scosse aumentava all'aumentare del numero degli errori di memoria compiuti. Così, inoltre, si fece credere al soggetto ingenuo che le scariche venivano realmente conferite, facendolo sedere inizialmente sulla sedia elettrica e somministrandogli una vera scossa d'intensità moderata, pari a 45 volts.
Così, infine, scrivendo sul generatore elettrico, dove erano collocate le 30 leve raggruppate per intensità di scosse, in corrispondenza dei vari gruppi, il tipo di scossa, secondo che fosse "leggera", "moderata", "forte", "intensa", "estremamente intensa", ovvero scrivendo addirittura: "attenzione: scossa con pericolo di morte". La procedura abituale, rispetto alle varianti successivamente introdotte, prevedeva che il finto soggetto venisse fatto sedere su una sedia elettrica, a sua volta collocata in una stanza adiacente a quella in cui si svolgeva il "vero" esperimento: in questo modo il soggetto sperimentale, al momento dell'abbassamento della leva, udiva a distanza le (false) urla provenienti dal collaboratore. A partire da 75 volts, poi, quest'ultimo cominciava a gemere; a 120 volts gridava che le scosse erano dolorose; a 135 volts urlava; a 150 volts diceva di non voler continuare più l'esperimento (lo sperimentatore gli chiedeva, però, di continuare lo stesso); a 180 volts gridava di non farcela più; a 270 volts emetteva un grido d'angoscia; a partire da 300 volts, infine, rantolava e non rispondeva più alle domande.
Veniamo ora al punto cruciale della ricerca. Con l'aumentare dell'intensità della scossa emessa, nasceva nel soggetto ingenuo un conflitto sempre più crescente, un forte stato d'ansia, dettato dal fatto di "sentirsi" in dovere di obbedire all'autorità (impersonata dallo sperimentatore), che chiedeva, nonostante tutto, di continuare l'esperimento fino alla sua conclusione; conclusione che avveniva solo dopo aver constatato l'ostinato rifiuto del soggetto ad obbedire a molteplici esortazioni fatte dallo sperimentatore. Lo sperimentatore ingiungeva di continuare l'esperimento, con frasi del tipo "continuate, per piacere", "vi prego di continuare"; "l'esperimento esige che si continui"; "è assolutamente indispensabile continuare"; "non avete scelta, dovete continuare !". Solo dopo tali esortazioni, un rifiuto ulteriore del soggetto avrebbe interrotto l'esperimento.
Alla fine della procedura, lo sperimentatore rivelava le vere finalità della ricerca, sottolineando l'importanza della finzione come unica via per garantire efficacia e credibilità a quanto si voleva argomentare in proposito. Ma vediamo, allora, i primi risultati dell'indagine di Yale, considerati ancora oggi, per la loro portata, davvero sorprendenti. Dopo avere effettuato diverse prove, si è potuto accertare che la scossa massimale media inflitta alle "vittime" dai soggetti obbedienti raggiungeva ben 360 volts (rispetto ai 120 volts appena previsti in un'indagine a campione condotta su studenti, adulti di classe media e psichiatri); ma soprattutto che ben il 62,5%, e cioè due su tre, dei soggetti posti sotto sperimentazione aveva obbedito fino all'ultima scossa di 450 volts (!).
Eppure, quest'ultimo grado d'intensità prevedeva il "pericolo di morte". È possibile allora che una siffatta obbedienza ad un'autorità legittima, che rappresenta in questo caso la scienza nel suo complesso, possa produrre conseguenze così nefaste, pur se fittizie ?!



Psicologia
Cos'è l'Assertività ?

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Testo Tratto da: AnsiaSociale.it



L’assertività è uno stile, una modalità di vita caratterizzata da un atteggiamento positivo verso se stessi e verso l'altro. L’assertività ha un posto di primo piano in psicologia, per la sua proprietà di inibire le reazioni di ansia e di consentire un migliore adattamento alle condizioni sociali. L’assertività rappresenta una forma di terapia a largo spettro, indicata non solo per timidezza, depressione, ansietà e disturbi da stress, ma anche per schizofrenia, paranoia e mania. L’assertività non richiede di cambiare personalità ma di scoprire, attraverso un cambiamento di abitudini, il significato e il piacere di essere spontanei, naturali e insieme socialmente competenti. La persona assertiva sa esprimere, in modo chiaro ed efficace, emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni personali, senza provare ansia, disagio o aggressività. L’assertività corrisponde al punto di mezzo di un segmento ideale ai cui estremi si pongono la passività e l'aggressività:

Persona Passiva ~ Persona Assertiva ~ Persona Aggressiva

La persona passiva:
- Permette che vengano violati i suoi diritti e che gli altri ne traggano vantaggio.
- Non raggiunge i propri obiettivi.
- Si sente frustrata, infelice, ansiosa.
- È inibita e depressa.
- Consente che gli altri scelgano per lei.

La persona aggressiva:
- Viola i diritti degli altri per trarne vantaggio.
- Raggiunge i suoi obiettivi a spese degli altri.
- È belligerante e sulla difensiva.
- Umilia e deprezza gli altri.
- È imprevedibilmente ostile, esplosiva e irata.
- Si intromette nelle scelte altrui.

La persona assertiva:
- Fa valere i suoi diritti e rispetta i diritti altrui.
- Raggiunge i propri obiettivi senza offendere gli altri.
- Ha una buona immagine di sé e un’appropriata fiducia in se stessa.
- Si esprime in modo chiaro ed autonomo.
- Decide per se stessa.

Esiste una forma di ansia indotta dalla presenza di altre persone definita perciò ansia sociale. Tra essa e la competenza sociale vi è un rapporto di influenza reciproca: infatti è facile sentirsi a disagio in certe situazioni, se non si posseggono le abilità richieste dai rapporti interpersonali; d'altra parte, un’ansia ingiustificata può inibire una competenza sociale anche elevata. L’assertività permette di rompere questo vero e proprio "circolo vizioso".
Come si realizza il comportamento assertivo ? Il comportamento assertivo si realizza con la comunicazione (verbale e non verbale).



Psicologia
Sigmund Freud - La Teoria della Libìdo

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: Psicoanalisi.it - Autrice: Rossana Ceccarelli



Per chiarire cosa intendesse Freud con la parola “libido” non possiamo prescindere dall’importante studio che il Maestro intitolò “Teoria della libido”. Freud considerava l’istinto sessuale alla stregua di tutti gli altri istinti, come un processo psicofisico capace di provocare manifestazioni sia fisiche che psichiche: ”È tradizionale distinguere la fame dall’amore considerandoli rispettive rappresentazioni degli istinti di conservazione e di riproduzione della specie. Pur associandoci a questa distinzione molto evidente, in psicoanalisi noi ne postuliamo un’altra simile tra gli istinti di conservazione o istinti dell’Io da un lato, e gli istinti sessuali dall’altro; chiamiamo “libido” - o desiderio sessuale - la forza psichica che rappresenta l’istinto sessuale, e la consideriamo analoga alla forza della fame o alla volontà di potenza e ad altre simili tendenze dell’Io.”.
In un punto del lavoro la libido è definita semplicemente da Freud come: ”...la forza attraverso la quale si esprime l’istinto sessuale.”; ed ancora in uno scritto del 1915: ”Abbiamo definito il concetto di libido come una forza quantitativamente variabile, che può servire a misurare i processi e le trasformazioni che si verificano nel campo dell’eccitamento sessuale. Distinguiamo questa libido in base al fatto che essa si origina dall’energia che è lecito ammettere come substrato dei processi mentali in genere, quindi le attribuiamo anche un carattere qualitativo.” Freud arriva anche a parlare della base organica della libido accennando ai ”disturbi dei processi sessuali, processi che determinano nell’organismo la formazione e l’utilizzazione della libido sessuale” ed ancora: ”È impossibile tacere che questi processi sono in ultima analisi di natura chimica”. Questa convinzione di Freud risale al lontano 1894.[...]



Psicologia
Erich Fromm - Riflessione di uno psicologo

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « Avere o Essere ? » - di Erich Fromm



« [...] Nel corso degli ultimi decenni ha avuto inizio un processo apparentemente paradossale: nelle democrazie occidentali il potere autoritario è decresciuto in misura sensibile ma, contemporaneamente, è dimininuita anche la reale libertà del singolo [quest'ultima affermazione, pur se euristica e volutamente sintetica, è discutibile in rapporto al termine ed al significato di autoritarismo prima considerati; basti pensare, con un singolo esempio, alla condizione popolare nella Roma pontificia nel secolo ottocento, in materia di informazione ricevibile e opinione esprimibile pubblicamente, come sia degna di una migliore, più articolata e specifica analisi, notaRDM].
A mutare non è stata la subordinazione in sé, bensì la sua forma [legando questa annotazione con quella precedente, il problema considerato da Fromm in modo rapido non è sbrigativamente risolvibile con una sintetica dicotomia tra forma e sostanza di libertà. La sottomissione a poteri esterni agli individui può non aver cambiato solo forma, ma anche intensità e, soprattutto, con diversa relazione a parametri sociali come categorie lavorative, reddituali, patrimoniali, culturali, ideologiche e così via discorrendo, notaRDM].
Nel XIX secolo chi deteneva il potere - re, governi, clero, superiori, genitori, insegnanti - esercitava un'autorità diretta, esplicita. Con il modificarsi dei processi produttivi, soprattutto in seguito alla crescente importanza assunta dalle macchine, e con il mutare del binomio lavoro-fatica e dell'ideale del risparmio - i quali hanno lasciato il posto al consumismo ("essere felice") - la cieca ubbidienza personale a una persona fisica è stata sostituita dalla subordinazione a un'organizzazione: il rapporto di dipendenza gerarchica, così, era instaurato tra l'uomo e la catena di montaggio, tra l'uomo, le grandi imprese e i governi; e intanto chi di fatto deteneva il potere riusciva ad inculcare il convincimento che il singolo fosse libero, che tutto accadesse nel suo interesse e che a decidere fosse in realtà l'opinione pubblica. Ma proprio a causa del gigantesco potere della macchina burocratica dello Stato, dei militari e dell'industria (ovviamente Fromm rappresenta concettualmente, in modo diretto, quella società a cui appartiene, la nordamericana statunitense a lui contemporanea, notaRDM) e della sostituzione di burocrazie impersonali a diretti superiori fino ad allora ben identificabili, l'individuo è divenuto più impotente che in passato, senza esserne tuttavia consapevole. Anzi, affinché l'individuo e la società non prendessero coscienza di questa terrificante realtà, è stato elaborato l'ideale di una libertà 'personale' assoluta ed illimitata, di cui è espressione sintomatica l'ideale della libertà sessuale, condivisa dall'ultima generazione e dalla penultima (all'epoca della stesura del testo, tra il 1974 ed il 1976, notaRDM) [...]; la si assume come un diritto inattaccabile e si respinge ogni limitazione nell'ambito dei rapporti interpersonali.
Senza alcun dubbio si è trattato di un processo parzialmente benefico e positivo: dopo duemila anni di diffamazione religiosa, il desiderio sessuale e il suo soddisfacimento non furono più ritenuti un peccato; nel medesimo tempo si ridussero anche i sensi di colpa e la disponibilità a espiarli sottomettendosi. Ma pur non sottovalutando l'importanza storica della "rivoluzione sessuale", è bene non trascurare "effetti collaterali" meno favorevoli. La rivoluzione sessuale ha infatti tentato di legittimare la libertà dell'impulso spontaneo anziché quella della volontà. [...] »



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Introduzione dell'argomento
Si sogna in bianco e nero o a colori ? La domanda si è posta più di frequente da quando cinema e televisione proiettano sugli schermi immagini che in certo modo somigliano a quelle dei nostri sogni. Recenti ricerche sperimentali hanno cercato di rispondervi senza tuttavia ottenere risultati di rilievo. C'è chi sostiene che il colore interviene in tutti i sogni e chi invece lo indica presente solo nei [cosiddetti] "grandi sogni" a forte contenuto emotivo e simbolico. Secondo un'ulteriore ipotesi, nei sogni ci sarebbe un colore dominante che ne qualificherebbe il tono, un pò come un panorama può influenzare uno stato d'animo. I colori netti e brillanti sarebbero, per esempio, indice di una intensa attività dell'inconscio, mentre le tinte ocra, grigie e sfumate ne presupporrebbero uno minore. A mio avviso, il colore onirico ha un'importanza non secondaria: essendo un richiamo visivo aiuta a mantenere vivo il ricordo di ciò che abbiamo sognato. E poiché dimenticare i sogni equivale a non poterli interpretare, tutto ciò che attenua il loro dileguarsi è significativo. I colori hanno inoltre una simbologia che, pur variando nell'interpretazione, è universale. Sono stati associati ai quattro elementi (il rosso al fuoco; il bianco all'aria; il verde all'acqua; il marrone alla terra); alla dimensione spaziale (il verticale è rappresentato dall'azzurro, l'orrizzontale dall'arancione che si fa più chiaro a oriente e più scuro ad occidente); a quella temporale (il bianco è simbolo dell'eterno, il nero del transeunte); al principio dualistico (vita e morte, Yin e Yang, sole e luna, luce e tenebre, anima e corpo); ai punti cardinali (nord:nero; ovest: azzurro; sud: rosso; est: bianco - attribuzioni che tuttavia variano a seconda delle epoche e dei luoghi); ai pianeti (i sette colori dell'arcobaleno sono stati attribuiti ai sette pianeti, alle sette note, ai sette giorni della settimana); ai fondamenti alchemici (il nero corrisponde alla materia e all'occulto, il grigio alla terra, il bianco al mercurio e all'innocenza, il rosso allo zolfo, al sangue, alla sublimazione, l'oro alla Grande Opera).
Nella tradizione cristiana, che esalta il mitologema della luce, la simbologia dei colori ispira le opere d'arte, gli affreschi e le vetrate delle chiese, i dipinti che celebrano la vita e la passione di Cristo, la Vergine, i santi, la storia sacra biblica e quella del Vangelo. Il bianco rappresenta il Padre, la fede, la castità; il blu il Figlio, la Madonna, l'elevazione; il rosso lo Spirito Santo, l'amore, la carità; il verde la speranza; il violetto il pentimento; il nero la penitenza. La tradizione popolare attribuisce al nero significato di malaugurio (gatti, cani, cavalli neri sono simbolo di sfortuna). La psicologia applicata distingue tra colori caldi e colori freddi, i primi (il rosso, l'arancione, il giallo) avrebbero un potere stimolante; i secondi (il verde, il blu, il violetto) uno sedativo e tranquillizzante. In base a queste associazioni i camici e la biancheria dei reparti chirurgici sono stati cambiati da bianchi in verdi e verdi sono le superfici dei tavoli da gioco, di quelli di riunione, i biliardi e così via. Anche l'arredamento di case, uffici, fabbriche, luoghi pubblici tiene a volte conto dello stesso principio (creando cioé un ambiente psicosociale adatto al tipo di comportamento sociale previsto ed atteso, notaRDM). La gamma dei colori e delle loro sfumature è vastissima. Sette sono tuttavia quelli fondamentali (lo spettro dell'arcobaleno) ai quali si aggiunge il nero che rappresenta il polo opposto del bianco.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Rosso
Colore del fuoco e del sangue, è simbolo del principio vitale. A seconda se chiaro o cupo assume però significati diversi. Il rosso chiaro, in analogia alla vivacità della tinta, è maschile, solare, diurno, si collega all'azione, all'impulsività, alla giovinezza, alla salute, alla ricchezza. È l'Eros libero e trionfante dei riti dionisiaci, è il colore associato in Oriente alle festività primaverili, ai matrimoni e alle nascite. Designa anche la 'rubedo' alchemica (il cinabro ottenuto dallo zolfo e dal mercurio indica il superamento dalla condizione oggettiva, la via verso l'immortalità). Per augurare felicità, riuscita, successo in Giappone si colora di rosso il riso e rossa era la cintura che gli uomini portavano dopo il congedo militare a testimonianza della loro fedeltà alla patria. Rappresentando la foga e l'ardore, il rosso è inoltre simbolo dell'espansione, della lotta, della battaglia. Marte, il pianeta "rosso", presiedeva, assieme alla divinità omonima, alla guerra e alle sue sòrti. Nell'antica Roma i vincitori portavano emblemi di porpora e in seguito la porpora divenne sinonimo di potere (il codice di Giustiniano condannava a morte chi vendeva o comperava stoffa di questo colore). Le vesti degli imperatori di Costantinopoli erano purpuree. Mefistofele, principe dell'Inferno, è raffigurato con un manto della stessa tinta, che è tuttora quella usata per gli abiti dei cardinali, prìncipi della Chiesa. Il rosso cupo è notturno, femminile, segreto. A differenza del chiaro, che indica l'espressione vitale, rappresenta il mondo sotterraneo, il fuoco nascosto nella profondità della terra, il mistero. Nei riti iniziatici assumeva un significato sacramentale, quello della conoscenza esoterica interdetta ai profani (gli iniziandi ai misteri di Cibele venivano calati in una fossa coperta da una grata e bagnati con il sangue di un toro o di un ariete sacrificati sopra di loro). Questo rosso è inoltre simbolo del peccato e della trasgressione: i bordelli avevano sull'uscio una luce rossa e i locali dove si proiettano [films] o spettacoli pornografici sono tuttora indicati con la stessa insegna. Più antica, e praticata in Oriente come in Occidente, era l'usanza di interdire alle donne mestruate la partecipazione alla vita sociale. Considerate intoccabili (il sangue mestruale era impuro perché, passando dall'utero, si credeva portasse la sua polarità negativa nel mondo diurno), dovevano compiere riti purificatori prima di essere riammesse nella comunità. La discriminazione, che vige tuttora in alcune località dell'India, ha lasciato degli echi anche nei paesi dove la parità dei sessi è sancita dalla Costituzione: nel periodo delle regole si sconsiglia alle donne di curare le piante in quanto toccandole (con "mani impure") potrebbero farle avvizzire. Quando colora le immagini dei sogni, il rosso assume le ambivalenze dei significati sopraccitati. Nell'interpretarlo si dovrebbe perciò tener conto di queste varianti, non ultime quelle del sesso e dell'età del sognante. E poiché nel sogno si può attribuire il rosso a oggetti, piante, animali, persino a persone che nella realtà rosse non sono, il colore che li accomuna - pur nella diversità del messaggio contenuto in ogni immagine - può esser visto come un'espressione d'intensità, di quella dialettica che all'ardore della passione oppone l'espressione del potere, dialettica propria di questo simbolo.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Giallo
Lieve o intenso, stridente o caldo, il giallo è, secondo la cromatologia di Kandisky, il colore che per la sua tendenza al chiaro ha maggior affinità con il bianco. La gamma delle sue sfumature è limitata, la sua analogia più frequente l'oro. Attributo di prìncipi e sovrani, colora l'alloro del potere terreno come pure le aureole di Cristo e dei santi. Simbolo del divino e dell'eterno campeggia sulla bandiera dello Stato del Vaticano e sugli altari delle chiese, ma illumina anche gli occhi dei guardiani degli Inferi, siano cerberi o draghi.
È inoltre il colore del grano, delle spighe mature, della terra fertile, ma anche di quella disseccata dal solleone. In questa seconda versione annuncia l'autunno, la vecchiaia, la morte (la pelle dei cadaveri è giallastra), e viene usato per rappresentare qualità negative come l'orgoglio, la presunzione, la gelosia. Associato all'adulterio (in analogia ai sacri legami rotti da Lucifero), è stato usato per designare i traditori, le porte delle cui case venivano dipinte di giallo per addittarli al pubblico disprezzo.
Il Concilio Laterano del 1215 ordinò che gli ebrei portassero un segno giallo sui loro vestiti, usanza ripresa dai nazisti che fecero della stella gialla il marchio persecutorio degli israeliti. Anche in Cina questo colore ha una doppia simbologia: qualifica le insegne e gli abiti dell'imperatore, a indicare che come il sole egli è al centro dell'universo, mentre nel teatro tradizionale gli attori che rappresentano personaggi crudeli o cinici si dipingono la faccia di giallo. Nel sogno il giallo mantiene le due polarità simboliche: nelle sfumature verso l'oro può esser interpretato quale espressione di gioia ed estroversione, in quelle fredde di delusione, di slealtà, di eventuali sensi di colpa prodotti da tradimenti compiuti o immaginati.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



L'Arancione
Punto di mezzo tra il rosso e il giallo, è il simbolo dell'equilibrio tra razionalità e istinto. Ma poiché l'equilibrio è per sua natura instabile e tende a rompersi, l'arancione contiene anch'esso una doppia simbologia. Da un lato rappresenta l'armonia (le vesti dei monaci buddhisti, dei seguaci di Rajneesh, la croce dei Cavalieri di Santo Spirito, il velo delle spose indù, e quello che Virgilio attribuisce a Elena, i pepli delle Muse sono tutti color 'zafferano'), dall'altro indica l'infedeltà e la lussuria (lo si adoperava per dipingersi il volto nei rituali orgiastici). Nei sogni sembra tuttavia assumere significati positivi e viene interpretato in senso attivo come espressione di calore, presenza, affettività. Può anche essere un segno di valenze androgine non manifeste che cercano di rivelarsi.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Blu
Profondo, immateriale, freddo, puro, queste le qualifiche del colore che persino una [canzone] di qualche anno fa celebrava come "blu dipinto di blu". Blu è l'uccello della felicità, il fiore della poetica di Jean-Paul, l'acqua del mare, i riflessi del diamante. E se l'azzurro appartiene al cielo e alle fantasticherie, il blu, che è il suo oscurarsi, rappresenta la notte, lo stato irreale del sogno. Usato per indicare i sogni stessi più che ciò vi appare, è stato collegato all'oro del sole, emblema degli dèi e della Divina Provvidenza. Nella simbologia ebraica Jahvè sedeva su un trono azzurro, in quella ellenica Zeus poggiava i piedi sul cielo, nella cristiana blu è il manto che copre e vela il Mistero. Tre gigli d'oro su sfondo blu campeggiavano nel blasone dei re di Francia a indicare la loro origine divina.
Blu si dice che sia il sangue degli aristocratici: ma in questo caso non si tratta di una metafora destinata a designare la nobiltà del rango bensì di un'usanza derivata dalla proibizione di bestemmiare che nel tardo Medioevo fu estesa ai nobili. I quali, specie in Francia, non desistettero dal nominare il nome di Dio invano, ma sostituirono il 'par Dieu' con 'parbleu', sicché i servi e valletti nel riferirsi ai loro padroni li soprannominarono "signori blu".
Quando appare nei sogni il blu dei toni chiari può significare aspirazioni spirituali (castità, sentimenti oblativi, misticismo), quello più scuro è a volte interpretato in senso negativo: secondo alcuni autori sarebbe il colore dominante nei sogni dei depressi e degli ipocondriaci (l'ipocondriaco teme fortemente di poter conseguire una grave malattia basandosi su segni e sensazioni del corpo interpretati per eccesso o erroneamente [...] la paura riguarda l'eventualità di potersi ammalare gravemente, nota tratta da Ansiapanico.It), secondo altri indicherebbe la compensazione di un apparente ottimismo diurno.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Verde
Combinazione del giallo e del blu, è il colore prevalente nella natura dalla primavera all'autunno. Indicando il rifiorire della vita, è il simbolo della speranza, una delle tre virtù teologali (la fede si collega al rosso, la carità al bianco). Verde è la faccia di Visnù e il corpo della Venere di Fidia; il mantello di Kherz, il saggio dei saggi, colui che illuminò Mosè ed è la guida dei mistici sûfi, e la cappa di San Giorgio, patrono dei viaggiatori; verde è la bandiera dell'Islam, lo stemma d'Irlanda, i pascoli delle Isole Felici della mitologia celtica. Verdi gli occhi dei gatti che nell'antico Egitto era proibito uccidere e la luce dello smeraldo che gli alchimisti associano al "raggio verde", quello che trapassa ogni cosa e la tradizione popolare vuole sia visibile nell'istante in cui l'ultimo raggio del sole sprofonda nel mare.
Verde è l'emblema dei naturisti e degli ecologi, e ancora verdi sono stati immaginati dalla fantascienza i marziani e, come abbiamo già detto, verdi sono le coperture dei tavoli da gioco e i camici dei chirurghi quando operano. Considerato nelle più diverse civiltà un colore rassicurante, calmante, rinfrescante, tonificante, mediatore, esso assume tuttavia a volte un significato negativo: "ridere verde", "essere al verde", "diventar verdi" esprimono considerazioni di paura, di indigenza, di minaccia, persino di follia (sarebbe stato fin dal Medioevo il colore con cui si designavano i pazzi e quello degli occhi di Satana). Quando appare nei sogni indica l'attesa, la pazienza, la speranza, il riemergere dei ricordi d'infanzia e di adolescenza ("età verde") e andrebbe analizzato in relazione a tutto ciò che riguarda le pulsioni latenti, i desideri non ancora espressi, il potenziale da realizzare.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Viola
Racchiude la simbologia dei due colori che lo compongono: il rosso (energia, istinto, passione) e il blu (spiritualità, elevazione, saggezza), e nel riunirli ne smussa gli aspetti più pronunciati; rappresenta dunque la temperanza. E poiché dal punto di vista cromatico si ritiene che il viola assorba la luce, esso è per analogia un simbolo di metamorfosi. Viola è stata raffigurata la tunica di Cristo durante la 'via crucis', di viola si addobbano le chiese il venerdì santo e durante le cerimonie funebri. Per estensione il viola è il colore del mezzo lutto, ma, in quanto spegne l'ardore del rosso, rappresenta anche la pacificazione, il controllo delle passioni (la tonaca dei vescovi, il cui compito è di mediare i problemi delle anime loro affidate, è di questo colore), l'obbedienza, la sottomissione. In quanto contiene del blu indica la segretezza, il saper custodire ciò che si è appreso a livello iniziatico e in questo senso è in certi riti il colore degli iniziandi.
Nelle immagini oniriche indicherebbe latenti ed indefinite malinconie, i sentimenti nel loro aspetto temperato e, a mio avviso, non annuncia, come vuole la tradizione oniromantica, tristezze e dolori, ma va interpretato piuttosto come un desiderio di pacificazione.



Psicologia
Il simbolismo dei colori e i sogni

Selezione, Trascrizione e Cura:
Roberto Di Molfetta
Tratto da: « I simboli del sogno » - di Serena Foglia



Il Bianco ed il Nero
Il bianco è il controcolore del nero, come il nero lo è del bianco. Entrambi si situano alle due estremità della gamma cromatica e non hanno sfumature se non quelle dell'opacità e della brillantezza. Usati per rappresentare due polarità, il loro opporsi, completarsi e succedersi si collega al mito dei Gemelli, mito che ritroviamo in tutte le antiche civiltà a indicare il principio binario del creato (vita-morte, giorno-notte, flusso-riflusso). Dal punto di vista cosmogonico il bianco rappresenta l'asse est-ovest (simbolo della mutazione orizzontale: l'ovest è designato dal bianco lunare, dalla luce livida e notturna, l'est da quello dell'alba, preparazione al diffondersi dell'aurora); il nero indica l'asse nord-sud (simbolo della trascendenza verticale dove all'infinitamente basso si contrappone l'infinitamente alto, il centro della terra all'alto dei cieli).
Bianchi e neri sono inoltre i cavalli e i cavalieri che combattono in avverse schiere, i ballerini di certe danze rituali. Jung riferisce il sogno di un suo paziente che si vide come discepolo di un mago bianco vestito di nero il quale, dopo avergli insegnato ciò che sapeva, gli consigliò di rivolgersi a uno nero vestito di bianco. Innumerevoli sono le leggende tramandate dal folclore in cui il bianco e il nero sono metafore di femminile e maschile, buono e cattivo, ctonio e uranio, terrestre e celeste, positivo e negativo.
Il nero è universalmente associato alle tenebre primordiali, all'indifferenziazione, alla passività, alla morte come condizione finale, alla nigredo alchemica. Nelle religioni precede la creazione: secondo la Bibbia "prima che la luce fosse, la terra era informe e vuota, le tenebre ricoprivano l'Abisso". Per la mitologia ellenica agli inizi c'era il Caos che generò la Notte la quale a sua volta diede vita al Sonno e ai Sogni. Il nero si collega con l'idea del Male, con ciò che ritarda e ostacola l'evoluzione, con gli Inferi, con l'Ombra, con quanto si deve "vincere" per evolversi, per integrare la dualità dell'Essere. Nei sogni evoca l'angoscia, l'impossibilità di vedere e per analogia sapere; il pessimismo, il dolore ma anche il contatto con quella parte più profonda di noi stessi che sfugge all'io consapevole.
Il bianco è il simbolo della purezza intesa tuttavia nel senso di un qualcosa che non si è ancora compiuto. Considerato ora assenza ora somma di colori, può essere quello della neve o della luce. Bianco è il vestito della sposa ma pure il lenzuolo in cui si avvolgono i morti. Il candidato, che deriva etimologicamente da candido, è l'aspirante a una nuova condizione e così il bianco è inteso come passaggio da uno stato a un altro. E poiché nella concezione esoterica la morte precede la vita (ogni nascita è una rinascita), bianco è il colore del lutto in Oriente, e in Occidente quello degli spettri e dei vampiri. Abbinato al rosso diventa simbolo della rivelazione e della grazia, la luce interiore che illumina i mistici. Nei sogni viene interpretato nei significati di opposizione al nero ma non sempre in senso positivo. Può anche rappresentare la freddezza e l'abbandono, una solitudine che si vorrebbe ma non si riesce a superare.






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